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Formicaio artificiale in gasbeton (ytong)
Il gasbeton, detto anche ytong, calcestruzzo aerato autoclavato, gasbeton, o bitume cellulare (o nomi similari), è un materiale ormai diventato di uso comune presso tutti gli allevatori che scelgono la strada del nido artificiale a vista completa. Ytong è solo la marca francese di questo materiale, che in Italia è acquistabile con pochi euro al blocco presso i rivenditori di materiale edilizio.
Il vantaggio di questi blocchi è la facilità di lavorazione. Si scava, si taglia e si fresa con strumenti alla portata di tutti. Basta un cacciavite, o un coltellino, o qualsiasi altro oggetto adatto per incidere una galleria. Certo è preferibile utilizzare uno strumento elettrico quando si devono mettere in opera nidi di una certa dimensione e con stanze ampie, ma con un normale trapano si scava un intero blocco (misura massima cm 60 x 25, x 8 cm di spessore) in maniera eccellente in poche ore di lavoro.
A questo punto non mi soffermerei tanto su come eseguire il lavoro manuale in quanto tale. È ovvio che la fantasia della planimetria del nostro formicaio ideale è soggettiva, e possiamo decidere quante gallerie e stanze vorremo realizzare anche a seconda delle dimensioni del blocco che utilizzeremo. Ma prima di armarci di ruspe e di metterci a scavare, sarà bene tracciare a matita la pianta e tenere d’occhio alcune regole fondamentali che devono essere considerate nell’uso di questo materiale.
Uno dei difetti dell'ytong è la tendenza, nel tempo, a trasudare sostanze bianche che non devono essere scambiate per muffe. Si tratta di sali minerali che si formano per le differenti condizioni interne del nido, come sbalzi di umidità e rapide asciugature. Di solito la colorazione della superficie limita queste essudazioni, ma alla lunga finiranno per apparire. Sembra che queste si formino comunque solo sulle superfici esposte all'aria, quasi mai all'interno. Per ovviare a questo problema si possono schermare le superfici con plexiglass, cosa che limita anche i rischi di fuga in caso di scavo. Il dubbio in questo caso è che il gasbeton non traspiri più come dovrebbe, ma diverse esperienze testimoniano che, sia la colorazione (anche interna delle stanze), che l'inserimento in una "scatola” di vetro, non creano problemi, a patto di lasciare almeno una superficie libera (di solito la parte superiore, dove può appoggiare l'arena, e la parte inferiore, appoggiata in una bacinella di umidificazione).
Altra cosa molto importante: dopo qualsiasi operazione di scavo del nido, BISOGNA ASSOLUTAMENTE LAVARE BENE IL BLOCCO, anche più volte, per evitare la finissima polvere che si deposita durante il lavoro. Questa polverina invisibile e impalpabile può danneggiare seriamente gli abitanti, se l'operazione non viene eseguita a dovere: potrebbe soffocare le formiche chiudendo i pori respiratori in pochi giorni.
Nei nidi verticali la capacità capillare di pompare l'acqua dal basso verso l'alto è notevole, consentendo alle formiche di poter accedere a tutte le possibili condizioni ideali, da molto umido ad asciutto, ma va tenuto presente che tutto dipenderà dalla superficie stessa del nido, dalla quantità di gasbeton immerso in acqua e dall'umidità stessa della stanza in cui lo teniamo. D'estate, come è intuibile, l'ytong asciuga più in fretta, più è grande la superficie scoperta del nido.
Nei nidi a pianta orizzontale, l'irrigazione a vasca porterebbe l'umidità distribuita su tutta la superficie del nido, col rischio di bagnare le stanze se aumentiamo troppo l'apporto d'acqua; questo dipende anche dallo spessore del blocco: può anche essere sottile (8 cm), e 2 cm d'acqua con gallerie profonde 2 si potrebbero allagare, danneggiando la covata. Sarà in quel caso necessario studiare un sistema valido per far arrivare l'acqua in parti localizzate usando vasche-serbatoio o irrigazioni mirate, oppure usare spessori maggiori (in commercio ci sono blocchi spessi 8-10-12-20 cm) e fare le stanze meno profonde (massimo 1 cm), che con specie piccole andrebbero comunque bene.
Trovo che il gasbeton si adatti bene a molti tipi di formica, mentre è menoo adatto a specie più piccole, come Tetramorium, Plagiolepis, Crematogaster (lo bucherebbero come burro) o Pheidole pallidula; queste, oltre che essere perfettamente in grado di minare il materiale, potrebbero rischiare di perdere parte della covata nei minuscoli forellini del gasbeton, e i loro eventuali tentativi di scavo sarebbero meno evidenti, prendendoci di sorpresa. Certo, con alcuni accorgimenti, il rischio delle fughe sarebbe evitato o limitato per lunghissimi periodi, come lasciare un ampio spazio fra il bordo estremo delle gallerie e il limite dell’area coperta dal vetro, che rallenterebbero gli scavi.
Molte formiche potrebbero benissimo vivere nell’ytong grazie alla propria adattabilità, ma ci sono formiche più selettive, come alcune specie del genere Camponotus, che pur potendo sopravvivere, non sarebbero mai completamente a loro agio.
Formiche che si adattano bene nel gasbeton sono ad esempio Messor, Formica (F. cinerea, F. fusca, F. rufibarbis, F. cunicularia, F. sanguinea…), Cataglyphis, Myrmica (per le quali è bene prevedere un dosaggio di umidità continua e abbondante), ma anche formiche del Genere Lasius, benché appartengano al novero di quelle un po’ piccole e il limite, a mio parere, resta lo stesso problema citato per le Tetramorium.
E' ideale per Camponotus terricole come C. piceus, C. nylanderi, C. barbaricus, C. cruentatus. Anche Camponotus vagus si adatta bene al gasbeton, essendo più elastica delle consorelle maggiori (ligniperda, herculeanus, per le quali è preferibile il legno).
Non possiamo fare una lista completa, anche perché alcuni allevatori magari si sono trovati ugualmente bene col gasbeton anche con specie normalmente ritenute refrattarie (ma è più un pregio dell'adattabilità delle colonie).
Alcune delle nostre formiche, anche se potenzialmente in grado di forare il materiale, non lo fanno mai (ad esempio Formica e Lasius), mentre Messor e Camponotus vagus lo faranno appena possibile. Dovremo quindi metterle nella condizione di avere spazi sufficienti per gestire la colonia, così non saranno stimolate a farlo da subito.
A tutti coloro che utilizzeranno grandi nidi per colonie mature di Messor, sappiate che il gasbeton verrà attaccato, anche se ci metteranno molto tempo, e naturalmente solo quando il nido non corrisponderà più alle loro esigenze (la velocità di scavo può essere di 2 cm forati in 4 mesi). Per mia esperienza diretta, le minatrici lavorano quasi SEMPRE nell'angolo estremo più basso della struttura (sinistra o destra non importa), probabilmente dove sentono più forte la presenza di umidità, se il sistema di umidificazione è a bacinella. Consiglio di prevedere anzitempo, durante la costruzione, questo difetto: basterà costruire le gallerie più basse a campana rovesciata, cioè evitando angoli morti sui bordi, oppure lasciando maggiore spessore protettivo di vetro libero, sui lati estremi, in basso. Si suppone che la colorazione interna delle stanze limiti i loro tentativi, ma non è che una teoria da comprovare. L'unico sistema davvero sicuro, come già scritto, rimane racchiudere il blocco in una scatola di plexiglas.
Bisogna tenere sempre presente che il gasbeton asciuga più rapidamente del gesso, anche se in condizioni normali in realtà, anche se noi non ce ne rendiamo conto, all'interno mantiene l'umido per alcuni giorni. Il sistema di umidificazione, salvo per il genere Messor, che è in grado di sopportare più a lungo periodi di siccità, deve essere efficiente. Il metodo più facile e comune è usare una bacinella su misura in cui tenere a bagno il nido, mantenendo sempre uno, due cm d’acqua.
Alcuni allevatori prevedono una vasca, o un foro (o più) che attraversano il blocco in punti strategici, e che permettono di raccogliere saltuariamente una razione di acqua. L'umidificazione in questo caso risulta limitata a poche stanze, cosa sufficiente con formiche particolarmente amanti dei nidi secchi.
Per migliorare la vista del blocco, si può dare una colorazione che renda questo materiale, di per sé un po' grigio e freddo, più simile a una sostanza naturale. Questa pratica, rende solo difficile capire quando il blocco ha assorbito acqua (che sarà più scuro nella parte bagnata), o sta asciugando troppo. I colori da usare devono essere il più possibile naturali (acrilici, tempere, spray) o a base di acqua. Abbiamo sperimentato gli spray della Duplicolor (acrilici) e l'unico accorgimento consigliato è di lasciar passare qualche tempo (almeno 24 ore, meglio un paio di giorni) prima di chiudere il nido e usarlo, giusto per far sparire l'odore persistente di vernice.
A prescindere dalla marca, è consigliabile scegliere colori che contrastino con le formiche: evitare per le stanze interne colori troppo scuri. Ovviamente i colori scuri rendono più visibile la covata, e meno evidenti le operaie, e viceversa!
Come col gesso, anche l’ytong si presta a nidi a doppia facciata, che raddoppiano l’area abitabile; occorre mettere in guardia sull'insorgere di possibili controindicazioni, che però sarebbero comuni anche in nidi di gesso: formiche che raccolgono i semi come Messor, potrebbero avere dei problemi. Infatti una delle due facciate sarà più calda dell’altra (cosa normale) e il vetro tenderà a creare condensa, cosa che rischierà di far germogliare i semi accumulati, o di farli marcire. Valutate sempre questa possibilità e limitate i nidi a due facciate per colonie davvero popolose, in grado di tenere in movimento il raccolto e di espellere i semi danneggiati. Infatti se il nido è troppo vasto rispetto alle esigenze dalla colonia, le formiche si limiteranno ad abbandonare il raccolto perduto nelle stanze e tutto marcirà rendendo i vetri opachi e le stanze alla lunga inutilizzabili.
Un altro consiglio è necessario prima di iniziare i lavori: essendo il gasbeton un materiale venduto a poco prezzo in blocchi abbastanza grandi, un errore comune che si può fare se si è neofiti, è di progettare un grandioso nido con immense stanze, gallerie lunghe ed enormi, che spaziano su tutta la superficie. Attenzione! Le formiche creano colonie che istintivamente si trincerano in luoghi angusti e capaci di dare la sensazioni di essere protetti: è comune vedere la colonia accumulare detriti vari a mo’ di imbottitura in ogni fessura delle camere abitate; l’istinto a trincerarsi è innato, soprattutto nelle colonie incipienti. È perfettamente inutile costruire un nido di 60 cm x 25 che alle formiche occorreranno anni per colonizzare. Tagliate piuttosto una porzione del blocco, e usate la sezione più piccola per scavare, utilizzando vari formati man mano che la colonia crescerà.
È suggerito in diversi diari il consiglio di prevedere dei blocchi di terra, o altro materiale scavabile dalle formiche, che faccia da barriera a diverse sezioni del nido: man mano che la colonia cresce, le formiche tenderanno a cercare di allargare gli spazi vivibili, andando ad intaccare le pareti più cedevoli ( i nostri “tappi”) che permetteranno loro di accedere alla nuova sezione. Tenete presente che con molte specie questo è superfluo o difficilmente applicabile; con Messor, Camponotus e Formica, ma anche con altre specie piccole, le esploratrici vanno a scavare in ogni caso per cui i tappi sono rimossi prima del tempo. Per contro, in nidi troppo grandi per la colonia, se le operaie hanno materiale adatto a disposizione, sono capaci di barricarsi da sole in poco spazio, rendendo superfluo il nostro suggerimento.
Nello scavo del nucleo del nido, è altresì importante concentrarsi sul tipo di formica che vorremo metterci, per regolarci con le dimensioni, la profondità delle stanze, e il diametro minimo delle gallerie di collegamento. Anche qui come in altri materiali, è bene prevedere almeno due uscite: una all’arena, l’altra per eventuali raccordi con altri ambienti, o per collegare una provetta con acqua, o provviste liquide. Le gallerie non dovranno essere eccessivamente profonde nel blocco: le formiche tenderanno a rintanarsi più lontano possibile dalla luce, e perderemmo parte della visibilità che rende questo tipo di nido ideale a fotografare situazioni o ad osservare semplicemente la colonia.
Inutile anche fare stanze lontane le une dalle altre: meglio sfruttare l’area scavabile nel modo migliore possibile, altrimenti tanto valeva usare il blocco da 60 cm facendo solo 3 o 4 stanze lontanissime. Ricordiamo che una volta installata la colonia, non sarà più possibile apportare correzioni.
Allego un paio di foto adatte a suggerire un modo ideale per sfruttare bene la superficie: alle formiche non interessa quanto sottili siano i diaframmi fra una galleria e l’altra. Lo spazio che perderemo, lasciando anche 3 cm di bordo antifuga oltre l’area abitabile, possiamo recuperarlo così, oppure creando ballatoi interni alle stanze, per aumentare i ripiani orizzontali vivibili. Questi ovviamente sono accorgimenti ideali per chi ha già una grossa colonia sviluppata, e debba gestire al meglio lo spazio-nido. Per chi progetta un nido di accrescimento per una piccola colonia incipiente, sarà sufficiente armarsi di un po’ di fantasia e cercare di fare un lavoro più funzionale possibile: si impara soprattutto dai propri errori…
Buon lavoro!
PS: Trovate la descrizione di costruzione di un nido in gasbeton a due facciate per colonie popolose su: http://www.formicarium.it/forum/viewtopic.php?f=13&t=331&start=120
La vita di un nido di gasbeton dipenderà dal tipo di formica che ci vive e dalla quantità di formiche della colonia. Messor ad esempio sporca facilmente l'interno e tende a rovinarne la visibilità. Uno-due anni di utilizzo intenso rendono un blocco quasi inservibile. Ma questo permette di volta in volta miglioramenti nel disegno delle stanze e rettifiche di progetto. L'ideale è che il nido cresca insieme alla colonia che ci deve vivere. Per questo i nidi delle colonie giovani sono detti comunemente nidi di accrescimento.
In questo blocco di 62 cm x 25, ospito una colonia di alcune migliaia di Messor capitatus. La profondità delle stanze è al massimo di 3 cm. Se le stesse fossero anche con un soffitto basso, la visibilità sarebbe compromessa. Ho risolto creando piani intermedi all'interno delle stanze più grandi. Potete notare che non ci sono spazi sprecati nell'area dello scavo: l'abitabilità è massima, e nonostante questo ho un'area di sicurezza esterna di almeno 3 cm.
Si può vedere il particolare delle "mensole” interne alle stanze, che permettono una buona vista anche sul fondo delle gallerie più profonde.
Per fissare il vetro (consigliabile rispetto al plexiglas, perché non si riga e ingiallisce col tempo) ho utilizzato semplici tasselli angolari, fissati con viti nelle facciate laterali.