Scheda: Lasius emarginatusAreale di distribuzione: Tutta l'Italia ed Europa in genere. Nome scientifico: Lasius emarginatus Famiglia: Formicidae Sottofamiglia: Formicinae Ginia: Monoginica. Può a volte fondare per pleometrosi (più regine che fondano insieme ma di cui poi resterà solo una poichè la colonia stessa ucciderà tutte le altre). Regina: 8 - 9 mm Operaie: 3-5 mm - non presenti caste. Colore regina: Marrone, spesso con torace più rossiccio. Colore operaie: Testa e addome neri, torace marrone/rossiccio. Alimentazione naturale: Melata, insetti e aracnidi di piccole e medie dimensioni. Alimentazione artificiale: Miele e insetti (vivi e morti) preferibilmente piccoli e medi e non corazzati. Umidità: fornire un gradiente con parte asciutta (30-40%) e parte umida (min. 65%) Temperatura: 20-27°C Ibernazione: Consigliata ma non necessaria. Formicai in natura Creano formicai preferibilmente nella terra. Spesso usano sassi e legni depositati sul suolo e riscaldati dal sole per tenervi sotto le pupe che richiedono più calore e umidità minore. Formicai artificiali: Gesso, gasbeton, ytong, sabbia e terra. Difficoltà: Molto semplice. Adatta a chi è alle prime esperienze. Indole: Tra le più combattive e territoriali tra le nostre Lasius, si difendono valorosamente anche contro le specie più grandi puntando ad un vantaggio numerico. Periodo di sciamatura: Da Giugno fino agli inizi di Settembre. Tipo di fondazione: Claustrale. Può a volte fondare per pleometrosi, cioè più regine fondano insieme. Quando poi la colonia crescerà, le operaie uccideranno tutte le regine eccetto una. Lasius emarginatus è una specie molto diffusa sul nostro territorio e, per la sua facilità di allevamento e grande adattabilità, è perfetta per chi è alle prime esperienze nell'allevamento delle formiche. Crea colonie molto rapidamente e in meno di un anno si riescono ad avere centinaia di individui. In cattività possono vivere in quasi tutti i materiali eccetto il legno. Quindi vanno bene formicai in gesso, gasbeton, ytong, terra e sabbia. Curiosità: Per approfondimenti sull'allevamento, vedi: - http://www.formicarium.it/forum/viewtopic.php?f=12&t=103 (colonia di Lasius emarginatus con regina) Ultimo aggiornamento (Sabato 27 Giugno 2015 12:09) Scheda: Colobopsis truncata
Nome: Colobopsis truncata Tassonomia: Tribù: Camponotini; Genere: Camponotus; Sottogenere: Colobopsis Sottofamiglia: Formicinae Ginia: Monoginica. In caso usino galle di quercia come formicai, su un albero possono essere presenti più regine. Regina: 6 - 7 mm Operaie minor: 3 - 4 mm. Operaie major: 5 - 6 mm Colore: Addome nero con banda più chiara vicino all'attaccatura del peziolo. Testa rosso/marrone. Torace appena più chiaro dell'addome. Alimentazione naturale: Insetti e aracnidi di piccole dimensioni viventi solitamente sul legno. Alimentazione artificiale: Miele e insetti (vivi e morti) preferibilmente piccoli e non corazzati. Umidità: 30-40% Temperatura: 20-27°C Ibernazione: Indispensabile. Formicai in natura Prettamente arboricole, creano formicai piccoli sotto le cortecce degli alberi, in piccoli buchi scavati nel tronco o nelle galle. Spesso creano formicai satellite. Nelle galle è spesso possibile trovare "depandance" e vere e proprie città di galle (vedi: http://www.formicarium.it/forum/viewtopic.php?f=50&t=718 ) Formicai artificiali: Preferibilmente formicai in legno, ma vivono bene anche nel gesso. Difficoltà: Facile. Indole: Molto pacifiche e timide. Raramente si scontrano con altre specie. Periodo di sciamatura: Da metà Giugno a metà Agosto. Tipo di fondazione: Claustrale. Le regine cercano una galla o un buco nel tronco per infilarsi e fondare all'interno. In caso di pericolo, come fanno i soldati major, sono in grado di incastrare la testa nell'entrata come un tappo. Colobopsis truncata è una specie curiosa e molto bella. Formano colonie di al massimo qualche centinaio di individui e presentano caste con uno spiccato dimorfismo morfologico. I soldati e la regina presentano la classica testa quadrata che usano come "porta" per bloccare l'accesso al formicaio in caso di pericolo. Per tale motivo sono anche volgarmente chiamate "formiche portinaie". Timide e schive di natura, evitano gli scontri e sopportano pacificamente altre specie, purché non aggressive (come Dolichoderus quadripunctatus). Le operaie minor sono molto veloci. Curiosità: particolarità del modo di "fare da tappo" di operaie major e regina operaia major e minor: Ultimo aggiornamento (Mercoledì 17 Aprile 2019 20:33) Scheda: Polyergus rufescensSottofamiglia: Formicinae Ginia: Monoginica Regina: 8 mm Maschio: 5-6 mm Operaie: 5-7 mm Colore: Marrone - rossiccio. Alimentazione: Completamente dipendente dalle ausiliarie per alimentarsi; le operaie possono lappare cibo liquido occasionalmente, ma non sono in grado di sostentarsi a lungo abbandonate a se stesse.. Umidità: Vive sia in zone secche che umide. Sembra prediligere comunque un buon grado di umidità. Temperatura: consigliabile per lo sviluppo della covata, da 22 a 28° C. Ibernazione: Indispensabile. Nidificazione: Dipende dalla specie delle schiave che utilizza. Solitamente, usando schiave del genere Formica, nidifica in terra con nidi uguali a quelli della specie schiavizzata. Nidi artificiali consigliati: Gesso, ytong (o gasbeton). Specie ausiliarie utilizzabili: tutte le specie del Genere Formica (F. fusca, fuscocinerea, cunicularia, rufibarbis, ecc.) Periodo di sciamatura: Luglio - Agosto. Sviluppo in natura: E' una formica schiavista (il corretto nome scientifico di questo comportamento è dulosi) che non è in grado di fondare autonomamente. Solitamente si insinua in nidi del Genere Formica e, successivamente, può adottare diverse tecniche per fondare. Ad esempio può uccidere la regina della colonia bersaglio e prenderne il posto; può convivere per un certo tempo nello stesso nido con la regina originale del formicaio o può rubare dei bozzoli per poi farli nascere lei in un altro luogo. Accudita dalle schiave, inizia a deporre le proprie uova che daranno origine a veri e propri soldati che non sono in grado di alimentarsi autonomamente. Solitamente il rapporto tra numero di schiave per singolo soldato Polyergus è di 10 a 1. Quando calano le schiave o aumenta il numero di soldati, viene mandato l'esercito a rubare bozzoli e larve da nidi di formiche bersaglio (preferibilmente del genere Formica), posti spesso anche a decine di metri dal formicaio base (vedi: http://www.formicarium.it/forum/viewtopic.php?f=50&t=651 ). Fondazione e sviluppo in cattività: Bisogna fornirgli da subito alcune ausiliarie e attendere che la regina venga accettata, cosa può avvenire dopo cruente scaramucce. E' bene soprattutto rifornire la nuova famiglia di diversi bozzoli e aumentarli pian piano che nascono le prime operaie schiave. Raggiunto un numero di 50-100 operaie, si aspetta che la regina inizi a deporre le prime uova (possono passare anche mesi). Man mano che aumentano le operaie Polyergus si danno nuovi bozzoli da far adottare. Visto l'elevato numero di bozzoli di cui necessita questa specie, si consiglia vivamente di far sviluppare parallelamente almeno 2 formicai del genere Formica, così da avere sempre un buon numero di bozzoli. Non è, infatti, sempre facile reperire bozzoli in natura. Per approfondimenti sull'allevamento in cattività vedi: http://www.formicarium.it/forum/viewtopic.php?f=26&t=13  http://www.formicarium.it/forum/viewtopic.php?f=57&t=3408 Difficoltà: Difficile, soprattutto in fase di fondazione e per le difficoltà legate al reperire un alto numero di bozzoli. Poi diventa un problema di gestione. Questo tipo di formica è un parassita "obbligatorio”, quindi per mantenere la colonia in crescita è necessario foraggiarla per sempre del numero di bozzoli che le sono indispensabili per prosperare. Quando la popolazione cresce, le operaie sono stimolate a cercare di uscire dal nido e cercare un nido bersaglio dove poter fare incursione, quindi ci si trova davanti a due problemi: o si accontenta la loro esigenza mettendo a disposizione un nido di serviformica con covata da rubare, oppure si devono saccheggiare personalmente nidi artificiali o naturali. In caso di incursione in nidi artificiali, il rischio di perdere la colonia bersaglio è legata al meccanismo naturale con cui Polyergus esegue le spedizioni: gli eserciti circondano il nido, e le operaie si strofinano sul corpo i feromoni di propaganda che creano il panico nel nido nemico. L'attacco è rapidissimo; le formiche rimangono pochi minuti, massimo una decina, dentro il nido. Questo limita i danni provocati dai feromoni, dalla grande quantità di acido formico prodotto da difensori ed attaccanti, e limita anche gli scontri corpo a corpo in cui le amazzoni sono letali grazie alle mandibole a sciabola, che bucano il cranio del nemico. Riprodurre questi attacchi in ambiente artificiale è molto difficile! La struttura stessa dei nidi artificiali (spesso con una sola entrata e senza vie di fuga per gli assaliti) limita le possibilità di fuga delle assalite e di far sfogare la grande quantità di veleni che all'aperto si volatilizzano, mentre nello spazio ristretto di nidi artificiali normali si accumulano. Da fonti precise (Prof. Donato Grasso, Università di Parma), per ricreare la classica colonna di attacco delle amazzoni, sono necessari almeno 5 metri di distanza fra i due nidi. Altrimenti l'incursione avviene ugualmente ma a piccoli drappelli, con il rischio di prolungare l'attacco e di non concentrarlo in pochi minuti. Un attacco prolungato nel tempo aumenta il rischio di far morire l'intera colonia bersaglio, proprio a causa dei veleni sprigionati dall'azione. E' quindi preferibile disporre di una stanza ampia dove disporre i nidi e la possibilità di arieggiare il locale. L'alternativa è rinunciare a vedere il comportamento delle formiche nell'atto stesso che le caratterizza e le rende interessanti, fornendo loro di volta in volta, i bozzoli necessari a mantenere la popolazione. A queste condizioni è evidente che l'allevamento di questa specie all'infuori di motivi effettivi di studio, risulta problematico e sconsigliabile ai profani. Superata l'interessante fase di fondazione la crescita della colonia è limitata dalle esigenze stesse di questa formica che in cattività non può essere mantenuta se non storpiando il motivo stesso della sue esistenza: la predazione e il parassitismo estremi. Curiosità: - Fin dal primo anno possono essere prodotti maschi; - Inizialmente le operaie schiavizzate sembrano drogate dalla regina. Restano in cerchio intorno a lei senza fare praticamente nulla; - E' facile trovare regine neo-sfarfallate appostate presso il formicaio madre (vedi il seguente post: http://www.formicarium.it/forum/viewtopic.php?f=26&t=1240); questo comportamento deriva dal fatto che le regine in fondazione, usano seguire a distanza le scorrerie della propria specie, per approfittare della confusione generata dall'invasione nei nidi-bersaglio. Nel panico generato dai feromoni di migliaia di amazzoni, ora in ritirata, la regina si introduce nel nido di serviformica e tenta di raggiungere la stanza della regna. Se ci riesce senza essere intercettata, la uccide con un colpo di mandibole e prende il suo posto, emanando effluvi che "drogano” le serviformica inducendole ad adottarla. Ultimo aggiornamento (Martedì 29 Settembre 2020 15:54) Scheda: Camponotus fallaxAreale di distribuzione: Ampiamente diffusa, soprattutto nelle zone mediamente calde, arboricola. Nome scientifico: Camponotus fallax Famiglia: Formicidae Sottofamiglia: Formicinae Ginia: Monoginica. Regina: 9,5 - 10,5 mm Maschio: 6,5 - 7,5 mm Operaie minor: 4 - 6 mm. Operaie major: 7 - 9 mm Colore: Nero lucido. Alimentazione naturale: Melata, insetti e aracnidi di piccole e medie dimensioni viventi solitamente sul legno marcescente. Alimentazione artificiale: Miele e insetti (vivi e morti) preferibilmente piccoli e medi e non corazzati. Umidità: 30-40% Temperatura: 20-27°C Ibernazione: Indispensabile. Formicai in natura Prettamente arboricole, creano formicai piccoli costituiti di poche stanze in rami e tronchi marcescenti. Formicai artificiali: Preferibilmente formicai in legno. Difficoltà: Media Indole: Molto pacifiche e timide. Raramente si scontrano con altre specie. Periodo di sciamatura: Aprile. Tipo di fondazione: le regine possono fondare in maniera claustrale, ma può essere utile nutrirle durante la fondazione ed eventualmente fornire bozzoli della stessa specie. Ultimo aggiornamento (Sabato 24 Giugno 2017 22:38) Scheda: Formica cuniculariaFormica cunicularia Tassonomia: Tribù: Formicini; Sottofamiglia: Formica; Gruppo: Fusca Ginia: monoginica, occasionalmente poliginica Tipica formica di prati e giardini di pianura e collina. F. cunicularia forma colonie popolose con classici monticelli esterni non particolarmente elevati, con diverse uscite circoscritte. Particolarmente attiva e laboriosa, adatta anche a principianti. E’ facile confonderla con le altre del Genere, come Formica cinerea (più tendente al nero-grigiastro e dotata di una maggiore pelosità); F. cinerea crea colonie ancor più popolose (è poliginica) con molte uscite distribuite su una superficie estesa dove sono evidenti tracce di scavo; vive soprattutto presso gli argini dei fiumi, in terreno sabbioso, ed è molto più combattiva di cunicularia. Regina: 8-9 mm nero opaco con inserti al torace e sulle zampe tendenti al rossastro scuro, quasi marrone Maschio: 5-6 mm, nero Operaie: 5-8 mm, nero opaco con tonalità marrone. Esistono anche varietà con colorazioni tendenti al rosso sul torace o sotto il capo. La colorazione non è sempre significativa per riconoscere la specie. Alimentazione: moderatamente onnivora, in natura sostanze zuccherine da afidi, nettare di fiori ed insetti. Ideale in allevamento: soluzione di miele o zucchero diluito in acqua, e insetti di tutti i tipi, come farfalle, grilli, camole della farina, mosche, bruchi, ma anche avanzi da cucina come briciole, salumi, biscotti, dolci. Anche la frutta matura è molto gradita, soprattutto scaglie di mela. Umidità: una parte del nido deve essere mantenuta relativamente umida. Temperatura: consigliabile per lo sviluppo della covata, da 22 a 26° C. Ibernazione: da ottobre a febbraio la regina smette di deporre e la colonia rallenta l’attività senza immobilizzarsi del tutto anche a basse temperature; può essere mantenuta fra i 5 e i 10° C. La colonia normalmente non sverna con covata latente. Nidificazione: nidifica preferibilmente nel terreno, e si adatta anche sotto pietre assolate in primavera. Abbastanza reattiva ai traslochi, anche in natura. Nidi artificiali consigliati: gasbeton (ytong), gesso, nidi con terra a lastre affiancate. E’ bene prevedere un’arena spaziosa e un nido che accolga l'esplosione demografica dopo il primo/secondo anno. Periodo di sciamatura: piena estate, giugno/luglio. Sviluppo: claustrale solitario, favorevole all’adozione di bozzoli esterni. Periodo di sviluppo approssimativo a temperatura ideale: da uovo a larva 10-15 giorni; Comportamento in allevamento: inizio normalmente lento (poche operaie, 10 -20 al massimo, nate la prima estate), anche 100 il secondo anno per poi esplodere al terzo anno anche con migliaia di operaie. Rischi: Nessuno, morso debole. Dotata di acido formico. Particolarmente veloce. Descrizione: Le operaie sono molto laboriose e agili, dimostrando una risposta rapida al reclutamento da parte delle compagne in caso di rinvenimento prede, che vengono rapidamente portate nel nido. Inizialmente timide, nella colonia matura possono essere estremamente reattive in caso di avvistamento nemici nei pressi del formicaio. Discrete cacciatrici, trasportano rapidamente le prede all’interno del nido. ATTENZIONE: L'allevamento di questa specie comporta la presa di coscienza che nel giro 3-5 anni ci si possa trovare di fronte al problema di dover "potare” la popolazione sopprimendo una parte delle operaie che escono in arena. Con alcune centinaia, poi 1000 o migliaia di operaie, la colonia necessita di spazi, alimentazione e cure da non sottovalutare. Le formiche forano il legno o il gesso, o il gasbeton, cercano nuovi spazi e diventano particolarmente aggressive e intraprendenti. Ci si potrebbe trovare inoltre di fronte alla possibilità di dover sopprimere la colonia nel caso in cui non possa essere reitera in natura nel luogo di origine della cattura (cosa comunque sconsigliabile: potremmo alterare delicati equilibri vitali liberandole). Consigliamo in questo caso di rivolgersi a musei, laboratori, oasi naturalistiche con personale competente, o contattare personalmente i moderatori per suggerimenti su misura. Ultimo aggiornamento (Venerdì 29 Aprile 2016 15:50) Scheda: Crematogaster scutellaris![]()
Nome scientifico: Crematogaster scutellaris oppure Cremastogaster scutellaris Tassonomia: Tribù: Crematogastrini; Genere: Cremastogaster; Sottogenere: Crematogaster E’ presente in Italia con le specie: C. laestrygon (Sicilia), C. schmidti (nord est) e C. sordidula (Sicilia, aree mediterranee)Distribuzione: Ampiamente diffusa in zone relativamente calde
Ginia: monoginica Regina: 8-9 mm nera con capo rosso cupo. Maschio: nero Operaie: Monomorfe, 4-6 mm, nere con capo rosso; 2 spine propodeali rivolte verso l’addome; antenne a 11 segmenti con clava di 3; caratteristico addome a forma di cuore che viene puntato verso l’alto quando sono in allarme, per mostrare il pungiglione (cosa che in varie regioni ha meritato loro il soprannome di “rizzaculo”) che espelle una goccia di veleno repellente; hanno un morso tenace ma innocuo per l’uomo. Formano lunghe tracce di collegamento con le mandrie di afidi che allevano e proteggono. Rapida risposta di allarme e reclutamento. Alimentazione: in natura ghiotta di sostanze zuccherine e insetti Ideale in allevamento: soluzione di miele diluito in acqua, insetti come farfalle, bruchi, tuorlo d’uovo, sostanze proteiche in generale Umidità: comune nelle zone mediterranee, si adatta anche in condizioni di ambiente freddo; preferibili nidi artificiali asciutti perché non ama l’umido eccessivo. Temperatura: consigliabile, per lo sviluppo della covata, da 22 a 28° C. Ibernazione: da novembre a febbraio va tenuta in luoghi freschi, fra i 5 e i 10°. Nidificazione: nidifica preferibilmente nel legno, sotto le cortecce degli alberi, pietre in fessure dei muri, formando colonie popolose. E' facile rintracciare le regine e le colonie incipienti all'interno di galle di quercia, pioppo, e altre piante. Costruisce stanze di cartone masticato Nidi artificiali consigliati: vetro, plastica, gesso con ampio spazio interstiziale antifuga, ma il miglior materiale per questa specie è il legno, sempre posto all'interno di teche con antifuga a tetto. Buca facilmente molti materiali grezzi. Difficoltà: attenzione alle sue capacità di fuga, pare che sia in grado di forare ogni materiale su cui possa mettere le mandibole, insistendo con tenacia finché non si è creata un passaggio. Potenzialmente, nell'estate successiva alla sciamatura, la colonia può crescere da 0 a diverse centinaia di individui. L'aumento delle operaie e della covata è esponenziale. Nonostante le dimensioni ridotte, prevedere la possibilità di espandere il primo nido in cui verrà ospitata dopo il trasferimento dalla provetta di fondazione. Periodo di sciamatura: da fine agosto a ottobre, a seconda delle latitudini.
Longevità delle regine: 20 anni Longevità delle operaie: 2 anni Sviluppo: claustrale solitario, sciamando in autunno, la regina normalmente trascorre l’inverno in fase di stasi, anche se non è inusuale che deponga già in fase pre-letargica, se la stagione buona si protrae dalla sciamatura. da uovo a larva: 10-12 giorni; da larva a pupa: 10 giorni; da pupa ad adulto: 10-15 giorni. Le condizioni di sviluppo sono sempre soggette alle temperature del nido.
Curiosità: il nome Crematogaster era originariamente Cremastogaster (addome alzato), ma pare sia diventato com'è oggi per un banale errore di trascrizione all'origine. (Fonte: Fabrizio Rigato – Museo Storia Naturale di Milano) Secondo altre fonti, "Crematogaster" significa "Gastro a forma di fiamma" (Grazie a Erreffe!) Bibliografia: Neptunalia di Serafino Teseo foto: regina con la prima covata di Crematogaster scutellaris ![]() Ultimo aggiornamento (Sabato 01 Novembre 2014 00:25) Scheda: Pheidole pallidula![]() (foto: soldato di Pheidole pallidula in mezzo alle operaie.) Specie: Pheidole pallidula Tassonomia: Sottofamiglia: Myrmicinae - Tribù: Pheidolini - Genere: Pheidole Areale di distribuzione: di origine africana, si è adattata in tutto il bacino Mediterraneo; preferisce zone asciutte e assolate, non si spinge sulle montagne. È una delle poche formiche italiane con una vera casta diversificata nettamente di soldati/operaie (l’altra è Colobopsis truncatus), senza taglie intermedie. La varietà Pheidole teneriffana è presente in Sicilia, mentre sono state segnalate nella stessa regione nidi di Pheidole megacephala (ancora da confermare). Taglia delle regine: 6-8,5 mm Taglia dei maschi: 3,7-5 mm Taglia delle operaie: 1,6-2,6 mm Taglia dei soldati: 3,4-4,9 mm Colore della regina: Marrone scuro, marrone rossiccio Colore delle operaie: molto variabile, da giallo a marrone scuro, a seconda della zona di appartenenza; possono avere anche tonalità rosso cupo. Le operaie sono di solito più chiare dei soldati. Periodo di sciamatura: Da giugno ad agosto Organizzazione: monoginica, benché sia possibile in colonie estese mature la presenza di regine annesse o reintegrate dopo il volo nuziale a formare colonie poliginiche. Il comportamento tipico di questa formica prevede il reclutamento di soldati a protezione di un bottino, mentre le operaie lo sminuzzano e lo trasportano al nido. Nidi naturali: scavati nel suolo, sotto le pietre, nelle fessure dei muri, anche nelle case. Nidi artificiali consigliati: gesso, materiali sintetici come lastre di plexiglas; gasbeton poco adatto a causa delle ridotte dimensioni delle operaie e della covata, che può cadere nelle porosità del materiale. Nidi a lastre affiancate sconsigliati sempre per le dimensioni ridotte che permetterebbero alle formiche di occultarsi nel terreno. Particolare attenzione alla possibilità di fuga dai raccordi delle operaie; per lo stesso motivo è meglio non eccedere nell'usare sabbia argillosa o terriccio comune per i terrari nell’arena . Attenzione: queste formiche tendono ad accumulare rifiuti di scarto all'entrata del nido; lo stesso fanno con i detriti che possono raccogliere in arena. La tendenza è a creare una sorta barricata che delimita l'entrata stessa. Il nido deve essere tendenzialmente asciutto, ma con un’area localizzata sempre umida, risolvendo i problemi di approvvigionamento con una provetta d'acqua fissata in arena. Le colonie hanno una crescita esponenziale rapida, dovuta al metabolismo accelerato della specie. Prevedere nidi espandibili o grandi in proporzione alla specie nella fase avanzata, o la possibilità di farle trasferirle autonomamente; ideale il sistema di rendere inospitale il vecchio nido scaldando il nuovo. Il metodo antifuga deve prevedere impasti relativamente poco liquidi, che non colino in caso di temperature elevate. Molti lamentano la perdita di operaie che rimangono invischiate da queste colate o uccise dall'antifuga mentre tentano di superarlo. Il miglior sistema antifuga per formiche del genere è sempre posto su finestre a tetto, consiglaibile PASTA di vaselina (quella bianca) ben mescolata in parti uguali con oli minerali tipo lubrificanti per parti meccaniche e spalmata in strato leggero per almeno 1-2 cm sotto la finestra dell'arena. Funziona anche il talco mescolato ad alcool, ma va rinnovato frequentemente in relazione all'umidità della casa. Attenzione: sono in grado di scavare anche il gesso se ammorbidito dall’eccessiva umidità, quindi tener conto delle loro piccole dimensioni. Prevedere un buono spessore fra il perimetro abitato e l’area coperta da vetrata. Raccordi all'arena protetti e ben fissati. Usare misture gesso-cemento o gesso non eccessivamente diluito in fase di colata. Temperatura ottimale: 20/28 °C Umidità ottimale: 30-60% Alimentazione naturale onnivora: melata, piccoli semi, insetti morti. Alimentazione artificiale: onnivora, comeTetramorium, ma più ghiotta di miele diluito somministrato preferibilmente su sostanze assorbenti come cotone o frutta (altrimenti le minuscole operaie potrebbero annegare o rimanere invischiate) e insetti di tutti i tipi, saltuariamente semi. Sperimentare anche avanzi da cucina (ossicini di pollo, uovo sodo, tonno, salse, briciole di biscotti…). Periodo d’ibernazione: Non indispensabile, è buona norma far riposare la colonia nei due mesi centrali invernali Temperatura di ibernazione: meglio non scendere sotto i 10°C Sviluppo: La fondazione è claustrale solitaria (senza alimentazione). da uovo a operaia circa 30 giorni a 25/28 gradi da uovo a larva: circa 5 giorni da larva a pupa: circa 14 giorni da pupa a operaia: circa 12 giorni. è possibile che la crescita di soldati sia qualche giorno più lunga; da qualche parte è stato scritto che sia un necessario in proposito un aumento della temperatura media del nido, ma è ancora da provare Periodo attivo: da marzo ad ottobre Difficoltà: inizio dalla fondazione abbastanza rapido; le temperature sono importanti e maggiore sarà il calore più rapido sarà lo sviluppo della covata; dopo che la colonia supera la fase iniziale (attenzione alle fughe delle prime operaie) cresce in maniera esponenziale e diventa molto numerosa e intraprendente. foto: regina di Pheidole pallidula ![]() foto: variabilità cromatica di Pheidole pallidula: colonia marrone scuro ![]() (fotografie di L.L.) Ultimo aggiornamento (Giovedì 22 Dicembre 2016 22:58) Scheda: Lasius niger
Areale di distribuzione: Tutta l' Italia ed Europa in genere. Nome scientifico: Lasius niger Famiglia: Formicidae Sottofamiglia: Formicinae Ginia: Monoginica. Può a volte fondare per pleometrosi (più regine che findano insieme ma di cui poi resterà solo una poichè la colonia stessa ucciderà tutte le altre). Regina: 9mm Operaie: 3-5 mm - non presenti caste. Alimentazione naturale: Melata, insetti e aracnidi di piccole e medie dimensioni. Alimentazione artificiale: Miele e insetti (vivi e morti) preferibilmente piccoli e medi e non corazzati. Umidità: fornire un gradiente con parte asciutta (30-40%) e parte umida (min. 65%) Temperatura: 20-27°C Ibernazione: Consigliata ma non necessaria. Formicai in natura Creano formicai preferibilmente nella terra. Spesso usano sassi e legni depositati sul suolo e riscaldati dal sole per tenervi sotto le pupe che richiedono più calore e umidità minore. Formicai artificiali: Gesso, gasbeton, ytong, sabbia e terra. Difficoltà: Molto semplice. Adatta a chi è alle prime esperienze. Indole: Combattive e territoriali si difendono valorosamente anche contro le specie più grandi puntando ad un vantaggio numerico. Periodo di sciamatura: Dalla fine di Giugno fino agi inizi di Settembre. Tipo di fondazione: Claustrale. Può a volte fondare per pleometrosi, cioè più regine fondano insieme. Quando poi la colonia crescerà, le operaie uccideranno tutte le regine eccetto una. Lasius niger è una specie molto diffusa sul nostro territorio e, per la sua facilità di allevamento e grande adattabilità, è perfetta per chi è alle prime esperienze nell'allevamento delle formiche. Crea colonie molto rapidamente e in meno di un annno si riescono ad avere centinaia di individui. In cattività può vivere in quasi tutti i materiali eccetto il legno. Quindi vanno bene formicai in gesso, gasbeton, ytong, terra e sabbia.
(Colonia di Lasius niger con regina) Ultimo aggiornamento (Martedì 15 Maggio 2012 23:11) Lista specie italianeUltimo aggiornamento (Lunedì 29 Luglio 2019 19:52) Scheda: Messor capitatus
Sottofamiglia: Myrmicinae Genere: Messor Areale di distribuzione: Tutta Italia ma rara nelle regioni del nord dove si può rintracciare sporadicamente in pianura; comune nelle zone mediterranee e soleggiate. Ginia: Monoginica Periodo di sciamatura: Da settembre a fine ottobre . Stile di fondazione: Indipendente. Niente alimentazione. Deposizione e prime operaie alla primavera successiva. Regina: Dimensioni 15-16 mm. Colore: nero brillante e aspetto robusto; relativamente poco pelosa. Operaie: Dimensioni variabili da pochi millimetri a circa 14 mm per le major più grandi. Colore nero lucido, o marrone molto scuro, con testa robusta e percettibilmente più tondeggiante che in Messor ibericus (ex structor). Sviluppa operaie piccole, intermedie e maggiori, non adibite a funzioni tipiche dei soldati, ma piuttosto a macinare i semi. Longevità della regina:ÂÂ circa 15 anni Longevità delle operaie: circa 2 anni Alimentazione: Prevalentemente semi di diverse piante selvatiche e da coltivazione, cereali (anche semi da erba); sono graditi insetti e nelle colonie adulte è possibile fornire miele diluito, meglio se su supporti come cotone, o frutta (spesso però tendono a coprirlo e ignorarlo), gradiscono la frutta dolce. In allevamento la colonia con le prime operaie può essere alimentata con semi di tarassaco o semi da erba, che anche le operaie più piccole possono triturare. In realtà, una volta trasportati i semi nel nido, la regina stessa può contribuire a sbriciolare i semi che le operaie non riescono ancora a intaccare. Raccomandabili proteine animali costituite da insetti morbidi come farfalle, camole, grilli, ragni. Possono essere un'ottima base proteica alimenti comuni di altro genere come prosciutto cotto (schegge molto piccole), pollo e tonno. Frutta dolce molto matura, ma anche mele e zucchine. Nidi naturali: scavati nel suolo in profondità, molto estesi, con poche uscite concentrate. Nidi artificiali: Gesso e gasbeton sono i più usati e funzionali, ma fare particolare attenzione alla possibilità che scavino entrambi (il gesso solo se ammorbidito dall’umidità). Prevedere quindi un discreto spessore fra il perimetro delle gallerie e l’area coperta da vetrata. Tendono a scavare dove sentono umido, quindi nei bordi esterni in basso dei nidi verticali; evitare lì abbozzi di scavo che potrebbero essere invitate a seguire. Meglio arrotondare lo scavo. Nel caso di nidi a lastre affiancate con argilla o terra comune con 1,5 – 2 cm di spessore; non usare semplice sabbia per evitare crolli. Utile un substrato alla base d’argilla espansa, se ospitate in questo tipo di nido. Temperatura di sviluppo ottimale: 25 - 30 ° C Umidità: Nido tendente al secco, anche se la colonia non ha problemi con umido eccessivo, però questo fa germogliare i semi accumulati. Le operaie portano volentieri i semi presso le fonti umide, sembra lo facciano per ammorbidirli. Prevedere quindi una zona dove la colonia può comunque trovare da bere, ma lasciare all’asciutto almeno il 70% del nido. Arena esterna: asciutta, meglio con ghiaietto sottile o terriccio, che rivolteranno e sporcheranno facilmente, in quanto una colonia matura produce molti rifiuti, che tende ad accumulare in punti precisi. Le operaie gradiscono poter scavare e rivoltare, creare accumuli di materiale e hanno abitudini soprattutto notturne-serali. Periodo d’ibernazione: Non obbligatorio, ma consigliato almeno per un breve periodo. Portare la colonia a 5-15 gradi per circa 2 mesi favorisce la deposizione primaverile e il riposo della regina. Tempi di sviluppo covata: Da uovo a larva: circa 9-18 giorni - da larva a pupa: circa 12-15 giorni - da pupa ad operaia: circa 10-15/20 giorni. La crescita è influenzata sia dalla temperatura, che dallo sviluppo in minor o major dell’operaia. Particolarità: Allevamento semplice, colonie popolose necessitano spazio una volta sviluppate. Morso innocuo, veleno da contatto delle operaie, repellente e poco efficace. Timide e poco veloci, ma testarde quando iniziano a scavare. Producono grandi quantità di rifiuti che tendono ad accumulare in un angolo dell'arena, ma attenzione: se trovano spazio nel nido, possono accumularlo nelle stanze sporcandole e rendendole col tempo inservibili e impossibili da pulire. A questo proposito va previsto il cambio del nido almeno ogni uno-due anni. Può essere utile a riguardo leggere il diario di 13 anni di una colonia di questa specie al link:ÂÂ http://www.formicarium.it/forum/viewtopic.php?f=13&t=331 Stanza della covata in un nido di gasbeton Regina di M. capitatus Ultimo aggiornamento (Lunedì 28 Settembre 2020 20:03) Scheda: Camponotus ligniperdaNome: Camponotus ligniperda; Tassonomia:Â Tribù: Camponotini; Genere: Camponotus; Sottogenere: Camponotus Regina: 16-18 mm, nero lucido con sfumatura rossastra che si estende sul primo anello dell’addome Maschio: 8-12 mm, nero, sottile Ginia:Â monoginica o, raramente, in colonie molto grandi, poliginica; Areale di distribuzione:Â comune e ampiamente diffusa in tutta Italia, soprattutto fra i 500 e 1500 mt di quota Operaie: maggiori e minori, 6-14 mm; nero lucido, rosso cupo sul torace con sfumatura che si estende sul primo tergite dell’addome (il primo "anello”), cosa che permette di distinguerla da C. herculeanus. Quando la colonia cresce, nascono operaie maggiori che possono essere considerati “soldati” adibiti alla difesa, riconoscibili dalla taglia e dalle proporzioni massicce del capo. Una particolare osservazione: sembra che le operaie, che cacciano solitarie, prediligano rimanere in agguato sotto rami, foglie o cortecce, in attesa che passi una preda, contrariamente ad altre specie che più comunemente bottinano girovagando. Alimentazione naturale: sostanze zuccherine, nettare, insetti (vivi e morti). Alimentazione artificiale: miele diluito per gli adulti, insetti (vivi e morti) preferibilmente dal corpo molle (farfalle, bruchi, camole, mosche, grilli). Per le loro dimensioni, le larve hanno bisogno di molte proteine. Umidità: 30-50 % Temperatura: 18-28 ° C Ibernazione: Necessaria, da ottobre alla fine di marzo a 5-8 °C. Queste formiche tipiche delle zone di montagna seguono una diapausa invernale che le rallenta da settembre ad aprile, periodo in cui generalmente restano inattive e non allevano la covata; sono quindi molto lente nello sviluppo iniziale della colonia. Nidificazione: preferibilmente sotto la corteccia, nel legno morto, ma anche sotto le pietre e nel terreno Nidi artificiali:Â preferibilmente progettare nidi in sughero o legno non trattato, prevedendo protezioni, in quanto, alla lunga, possono bucare le pareti Difficoltà: semplice ma con tempi lunghi di crescita. Nonostante sia una formica bellissima, è sconsigliabile a un principiante, o a chi desidera vedere la propria colonia crescere in modo apprezzabile. Soffre molto le vibrazioni in fondazione, e si stressa facilmente. Indole: morso potente, può tagliare in due le formiche delle altre specie europee; abbondante acido formico Periodo di sciamatura: serate calde e afose, spesso dopo un temporale, dall'inizio alla fine di giugno, in collina o zone di montagna Fondazione della colonia: Claustrale solitario. Da uovo a larva: circa 10-16 giorni Da larva a pupa: circa 10-14 giorni Pupa - adulto: circa 10-24 giorni). L’attività delle operaie è come abbiamo detto, da aprile a settembre, cosa che la rende adatta ad allevatori pazienti, per quanto, per la sua bellezza, sia una delle preferite anche dai principianti. Nonostante siano necessari anni per avere colonie adulte, occorre tenere presente lo spazio necessario per gestire formiche di queste dimensioni sia per l'arena che per il nido effettivo. Una regina di C. ligniperda con la sua prima covata
Ultimo aggiornamento (Lunedì 28 Settembre 2020 19:24) Scheda: Tetramorium caespitumSpecie: Tetramorium caespitum (detta “formica delle zolle”, o “dei marciapiedi”) Tassonomia: Sottofamiglia: Myrmicinae - Tribù: Crematogastrini - Genere: Tetramorium Dove vive: diffusa e comune in tutta Italia; sono presenti 12 distinte specie di Tetramorium di cui citiamo:T. semilaeve (centro e sud), T. meridionalis (centro, sud, Sardegna), T. impurum (diffusa localmente),T. brevicome (Sardegna), T. biskrense (Lampedusa), T. Santschi (Eolie, Sicilia e Calabra), etc. Taglia delle operaie: 3-4 mm Taglia delle regine: 6 mm Periodo di sciamatura: Giugno-Agosto Stile di fondazione: indipendente pleometrotico (possono fondare in collaborazione fra più regine che saranno eliminate dalle operaie appena la popolazione si sarà stabilizzata). Si possono tenere le regine insieme per la fondazione accelerata ma (intorno alle 100-200 operaie) è meglio separarle se non si vuole vederle squartare o si vogliono avere più colonie indipendenti. Ginia: monoginica Nidi naturali: scavati nel suolo, sotto pietre, nelle fessure dei marciapiedi Nidi artificiali: essendo molto piccole e abili a scavare vie di fuga, per un’osservazione accurata è necessario approntare nidi trasparenti in lastre di vetro o plexi opportunamente modellati, altrimenti humus o sabbia di qualsiasi tipo (dove però le formiche tenderanno a nascondersi). Io consiglio nidi in gesso con buon margine di spessore esterno; miscelare il gesso con altri materiali o diluirlo con poca acqua per renderlo più duro è la soluzione migliore. Nel caso di uso del gesso, è bene prevedere sistema di somministrazione dell'acqua esterno al nido: il gesso bagnato si ammorbidisce e diventa facilmente scavabile. Temperatura ottimale di sviluppo: 25/28 °C Umidità ottimale: si adattano alle condizioni più disparate Alimentazione naturale: rifiuti da cucina, artropodi d’ogni genere e dimensione, melata prodotta da afidi e nettare, semi molto piccoli Alimentazione artificiale: Sono onnivore, con una netta preferenza per cibi solidi; particolarmente fameliche di cibo animale, quindi insetti di tutti i tipi (penetrano all’interno di coleotteri che non riescono a forare i Camponotus), avanzi di qualsiasi tipo di carne, formaggio, frutta ecc. Riguardo ai cibi dolci, accettano miele diluito preferibilmente assorbito da altre sostanze come legno o cotone. Periodo di ibernazione: da 0 a 3 mesi, non obbligatoria Temperatura di ibernazione: 8-11 °C Longevità delle regine: 15-20 anni Longevità delle operaie: 3-5 anni Difficoltà: forano gesso e gasbeton
Tetramorium caespitum è una specie molto adattabile e facile da allevare. Essa supera in aggressività e tenacia la maggior parte delle altre specie nostrane. Per avviare una colonia è sufficiente catturare una regina dealata durante il periodo della sciamatura – che si estende da Giugno ad Agosto, raggiungendo il suo picco a metà Giugno – e metterla in provetta o direttamente in un terrario. E' possibile anche consentire a due o più regine di fondare una colonia collettivamente. Le comunità di regine fondatrici coopereranno nella fondazione della colonia, ma, una volta che la colonia sarà abbastanza popolosa, fra le regine s’innescherà una competizione. Questa competizione sfocerà nell'uccisione di tutte le regine da parte delle operaie, eccezion fatta per la loro favorita, che si guadagnerà la funzione ovideponitrice stabile nella colonia. Rispetto alla normale fondazione da parte di una regina singola (aplometrosi), la fondazione da parte di più regine (pleometrosi) consente che la colonia si sviluppi più rapidamente e che raggiunga in minor tempo una grande popolazione, tuttavia comporta il rischio che, nella competizione, le operaie finiscano per eliminare tutte le regine. Un risultato più raro della competizione consiste, d'altra parte, in un fenomeno molto interessante, quale l'instaurazione di una oligoginia (la presenza di due o poche regine ovideponitrici in una colonia di una specie normalmente monoginica). Tetramorium caespitum può scavare sia il gesso che l'ytong, quindi dovrebbero essere prese molte precauzioni riguardo ad eventuali fughe. Non è richiesta un’umidità precisa: queste formiche, infatti, possono benissimo adattarsi alla più larga varietà di climi ed ambienti. Potrebbero sopportare un ambiente arido come uno di tipo tropicale. Una fonte d’umidità, localizzata in un solo punto del nido, non deve comunque mancare. Il periodo di ibernazione non è strettamente necessario, e potrebbe benissimo essere evitato. Far ibernare la colonia per un mese o poco più potrebbe comunque accentuare la deposizione in seguito alla disibernazione. La temperatura di ibernazione deve mantenersi preferibilmente fra gli 8 e gli 11 °C. Non ci sono problemi riguardo all'alimentazione: Tetramorium caespitum accetta qualsiasi preda venga fornita, compresi artropodi dal corpo duro o di dimensioni relativamente grandi. Una dieta prevalentemente carnivora può essere integrata talvolta con una soluzione di acqua, miele e zucchero. In caso di scarsità di prede, queste potrebbero essere sostituite da miele diluito con latte a temperatura ambiente o tuorlo d'uovo. Lo sviluppo è molto rapido e le regine molto prolifiche. Una colonia di Tetramorium caespitum può divenire molto popolosa in poco tempo.
Una frotta di operaie di Tetramorium caespitum si affolla attorno a un pezzo di carne di pollo. Più tardi, non potendolo trasportare presso il nido, potrebbero circondarlo di una sorta di muretto di detriti e lo pattuglieranno per difenderlo da incursioni di colonie vicine. Ultimo aggiornamento (Venerdì 20 Ottobre 2017 11:19) Scheda: Plagiolepis pygmaeaTaglia delle operaie: 1-2 mm Nidi naturali: prevalentemente nel terreno, nidi non troppo profondi, colonizzano soprattutto gli strati superiori del suolo, più aridi. Periodo di ibernazione: in natura coincide col periodo invernale, in cattività non è necessario
Plagiolepis pygmaea, come il nome della specie suggerisce, è una delle più piccole formiche italiane. Le sue colonie si trovano prevalentemente in aree aride caratterizzate da una bassa vegetazione. In tali luoghi è comune trovare una colonia di P. pygmaea rivoltando una pietra esposta al sole. I nidi sotterranei di questa specie non sono mai troppo profondi, arrivando al massimo a 50cm di profondità. Specie altamente poliginica, le colonie contengono di norma da 5 a 35 regine e si riproducono per gemmazione. Plagiolepis pygmaea è anche capace di fondazione indipendente, quindi anche una sola regina è sufficiente per iniziare una colonia. Oltre alla poliginia, questa specie è anche caratterizzata da una spiccata polidomia: quindi è possibile trovare diverse colonie a brevissima distanza le une dalle altre, quasi come se in realtà formassero una sola "super-colonia" con centinaia di regine. La differenza di dimensioni fra regina e operaie non è sempre evidente: per distinguere con certezza la regina dalle operaie è necessario esaminare con una lente il torace delle formiche e verificare la presenza di cicatrici alari nonchè la classica "gibbosità" da regina. Queste formiche, a causa delle loro ridottissime dimensioni, presentano qualche difficoltà nell'allevamento in formicaio artificiale. Ad esempio, il nido dovrà essere costruito tenendo conto della loro capacità di insinuarsi nelle più piccole fessure; e il cibo dovrà essere sempre somministrato su spugna o cotone, con molta attenzione visto che in una sola goccia d'acqua possono annegare numerose piccole formiche.
Ultimo aggiornamento (Mercoledì 17 Aprile 2013 14:46) Scheda: Myrmica rubra
Areale di distribuzione: Tutta l' Italia ed Europa in genere. Nome scientifico: Myrmica rubra Famiglia: Formicidae Subfamily: Myrmicinae Genere: Myrmica Ginia: Poliginica. Spesso formicai separati di una stessa zona sono in realtà un'unica grande colonia. Regina: 5-6 mm Operaie: 3-5 mm - non sono presenti caste. Alimentazione naturale: Melata, insetti e aracnidi di piccole e medie dimensioni. Alimentazione artificiale: Miele o zucchero diluiti e insetti (vivi e morti) preferibilmente piccoli e medi e non corazzati. Umidità: 40-60% Temperatura: 18-25°C Ibernazione: Necessaria. Formicai in natura: Creano formicai preferibilmente nella terra, sotto pietre e vasi, meno comunemente in legni in decomposizione sul suolo. Formicai artificiali: Gesso, gasbeton, ytong, sabbia e terra. Mantenere i nidi abbastanza umidi e freschi. Difficoltà: Media. Può dare problemi a causa del bisogno di temperature non troppo caldi e umidità più elevata. temperature oltre i 27°C e climi secchi possono causare improvvise morie. Indole: Combattive e territoriali sono munite di pungiglione e le loro punture sono molto dolorose. Periodo di sciamatura: Solitamente ad Agosto. Tipo di fondazione: Semiclaustrale. Le regine necessitano di alimentarsi e spesso escono per cacciare anche in fase di fondazione. Myrmica rubra è una formica che vive in zone boscose ed ombreggiate con fitto sottobosco umido. Preferisce temperature fresche. E' di colore rosso/giallo e presenta dimorfismo colorimetrico tra giovani esemplari (gialli) e esemplari vecchi (marrone scuro).
Le colonie naturali sono molto numerose (vantaggio derivante dalla natura poliginica della specie) e formicai di una stessa zona sono spesso un'unica grando colonia.
Sono abili cacciatrici e spesso, al banchetto, si uniscono direttamente anche le regine.
In cattività non danno grandi problemi, purchè si tenga la colonia al fresco e il nido ben bagnato. al riguardo sono meglio nidi in gesso che non in gasbeton e ytong.
E' facilmente confondibile con Myrmica ruginodis, Myrmica sabuleti e Myrmica scabrinodis. Tra le tre specie la Myrmica rubra è sicuramente la più aggressiva e quella con la puntura più dolorosa. Inoltre si adatta meno delle altre a climi caldi e secchi.
(Colonia di Myrmica rubra con larve) Ultimo aggiornamento (Martedì 15 Maggio 2012 23:11) Scheda: Camponotus vagusNome: Camponotus vagus Tassonomia:ÂÂ Tribù: Camponotini; Genere: Camponotus Areale di distribuzione: comune in tutta Italia, preferisce ambienti caldi di pianura e riviera, boschi aperti e asciutti, ma è molto adattabile. Ginia: monoginica; Regina: 16-18 mm nero Maschio: 8-12 mm, nero Operaie: 6-14 mm, nero, opaco con peli abbastanza fitti che sull’addome creano un effetto grigiastro; Alimentazione: in natura si nutre di sostanze zuccherine e insetti. Le operaie cacciano solitarie e quando la colonia cresce diventano molto intraprendenti e aggressive. Ideale in allevamento: soluzione di miele o zucchero diluito in acqua, insetti come blatte, farfalle, bruchi (anche vivi, dato che sono discrete cacciatrici), camole e grilli. Accettano volentieri frutta matura, rondelle di zucchina, melone, uovo sodo (sia tuorlo che albume), prosciutto, pollo. Umidità: comune nella zona mediterranea, si adatta anche in pianura e zona collinare in condizioni di bosco aperto, preferibilmente in pineta od oliveto. Se il nido artificiale all'interno è molto asciutto, tenere riserve di acqua in arena. Temperatura consigliata: per lo sviluppo della covata, da 22 a 28° C max. Ibernazione: da novembre a febbraio entra in diapausa invernale, rallentando ogni attività; in questo periodo è consigliabile mantenerla in luoghi freschi, fra i 5 e i 10° C. Nidificazione: nidifica preferibilmente nei tronchi d’albero, scavando tunnel nel legno morto seguendo generalmente le venature più deboli, ma si adatta anche sotto pietre assolate in zone più fredde. Nidi artificiali consigliati: gasbeton (ytong), legno di pino, pioppo, quercia, faggio, sughero (tutti questi materiali possono essere facilmente perforati; prevedere rinforzi laterali). Attenzione: i nidi di legno costruiti a incastro, inchiodatura o incollaggio, oppure scavati a fresa, vanno mantenuti il più possibile asciutti, per evitare sconnessioni o rigonfiamenti della struttura, che porterebbe a fessurazioni. Prevedere quindi un sistema di umidificazione alternativa, con provette di acqua accessibili, o un serbatoio interno che non entri a contatto col legno, a meno di usare un nido ricavato in un blocco unico (tipo con gallerie scavate direttamente nel materiale. Le operaie possono comunque bere per poi inumidire il legno in punti precisi, che poi, ammorbiditi,ÂÂ sono più facili da scavare. Difficoltà: Prolifica, date le sue dimensioni richiede ampi spazi vitali; è la più adattabile e veloce nello sviluppo, fra le Camponotus maggiori europee C. herculeanus, C. cruentatus e C. ligniperda. Già nel secondo anno dalla fondazione la colonia può passare da una cinquantina di individui a un migliaio. Date le sue dimensioni, prevedere nidi espandibili, o adatti ad ospitare un numero discreto di operaie per la seconda estate. Si trasferisce facilmente, se le si offre un nido adatto, ma vanno sempre tenute presenti le dimensioni e la velocità delle operaie. Già al terzo anno di vita, se ben alimentata e con spazi adatti, la famiglia potrebbe raggiungere 1000-2000 operaie, cosa che renderà difficile gestire la popolazione. Le major iniziano a manifestare esigenze di scavo; uno dei sistemi di questa formica per indebolire il legno è di defecare sempre nello stesso punto, e lavorare poi il legno ammorbidito o marcescente! E' indispensabile alloggiare la colonia in un nido che non abbia falle e verificare mensilmente i tubi di collegamento: la plastica può essere rosa e asportata anche per alcuni cm, permettendo la fuoriuscita dagli snodi indeboliti. Si consiglia di schermare le pareti esterne con plexiglas. Le operaie manifestano un aumento dell'attività notturna e l'aggressività aumenta con l'aumentare della prole famelica. Indole: formica molto veloce e combattiva, aggressiva non appena la colonia cresce di numero. Il morso delle maggiori è forte, innocuo per l'uomo ma comunque in grado di incidere la pelle, quindi fare attenzione. Dotata di abbondante acido formico, è capace di troncare in due le formiche avversarie con un solo morso potente. Se dovete maneggiare le operaie in grande quantità o per un certo tempo, è consigliabile indossare guanti di lattice. Comportamento in natura: Le operaie maggiori fungono da veri soldati e hanno potenti mandibole. In natura questa formica ha un comportamento aggressivo e dominante verso le formiche di altra specie che confinano col suo territorio, al limite del teppismo. E' facile incontrare operaie solitarie intente a "disturbare” nidi di specie diverse, ponendosi all'entrata dei nidi e uccidendo le operaie in uscita una ad una. Periodo di sciamatura: ai primi caldi, dall'inizio d’aprile. Sviluppo da regina fondatrice: Claustrale, solitario, è possibile ma superfluo agevolare la fondazione con adozione di bozzoli. In cattività dalle 50 alle 100 operaie prima dell'inverno. Periodo di sviluppo approssimativo a temperatura ideale: da uovo a larva 10-16 giorni; da larva a pupa: 15-18 giorni; da pupa ad adulto, 10-24 giorni). Attiva da marzo/aprile ad ottobre, inizia la fase di stasi a fine settembre; la regina, la cui vita è di circa 15-18 anni, smette di fare uova in questo periodo. Mantiene la covata inattiva durante il periodo invernale. In natura una colonia matura può essere costituita da più di 10.000 individui. Tenerne quindi conto se si decide di allevare questa specie, che necessita di molto spazio sia nel nido che in arena. Regina con operaie minor Operaie che catturano un grillo La deposizione della covata ha una accelerazione già dal secondo anno di vita... ATTENZIONE: L'allevamento di questa specie comporta la presa di coscienza che nel giro 3-4 anni ci si possa trovare di fronte al problema di dover "potare” la popolazione sopprimendo una parte delle operaie che escono in arena. Con alcune centinaia, poi 1000 o migliaia di operaie, la colonia necessita di ampi spazi, alimentazione e cure da non sottovalutare. Le formiche forano il legno o il gesso, o il gasbeton, cercano nuovi spazi e diventano particolarmente aggressive e intraprendenti. Ci si potrebbe trovare inoltre di fronte alla possibilità di dover sopprimere la colonia nel caso in cui non possa essere rilasciata in natura nel luogo di origine della cattura (cosa comunque sconsigliabile: potremmo alterare delicati equilibri vitali liberandole). Consigliamo in questo caso di rivolgersi a musei, laboratori, oasi naturalistiche con personale competente, o contattare personalmente i moderatori per suggerimenti su misura. Ultimo aggiornamento (Lunedì 28 Settembre 2020 19:44) |