Opistopsis rufoniger

Come alcuni già sanno mi capita di ospitare da alcuni mesi una minuscola colonia di Opistopsis rufoniger.

Queste interessanti e buffe formiche, originarie di Ayer's Rock, Australia, hanno dalla loro la caratteristica di muoversi a scatti come piccoli robot in miniatura, e l'effetto è accentuato dagli occhi posizionati molto indietro sul capo.
L'osservazione di questa specie è resa difficile perché non mi sono ancora convinto a traslocare la colonia (25-30 individui) in un formicaio di quelli che uso comunemente, dove la visione di tutto quello che succede nella colonia è ben visibile e fotografabile.
Installate in un volgare barattolo da medicinali opaco, non so nemmeno se gradirebbero materiali come il gesso o ytong. Così me le ha consegnate il padrone (Fabrizio Rigato, curatore del Museo di Storia Naturale di Milano, e illustre mirmecologo), e così le mantengo.
L'unica concessione che mi sono permesso è stato estrarre il barattolo dall'ancor più angusto vasetto da marmellata di vetro in cui era situato il nido; ho posizionato quest'ultimo al centro di una scatola di Ferrero Rocher grande, dotata di antifuga e quindi tenute all'aria aperta.
Questo permette una limitata possibilità di osservazione della specie, ma tant'è, dobbiamo accontentarci, per il momento, di tale sistemazione.

Le dimensioni delle operaie sono intorno ai 4-6 mm, la regina dovrebbe aggirarsi intorno al cm, ma in tutti questi mesi non sono riuscito a vederla nemmeno una volta!
Quello che si intravede attraverso il vetro opaco, è una discreta covata (per le dimensioni della colonia) di cui non ho potuto determinare i tempi di sviluppo. Le larve si impupano in bozzolo, mentre alcune delle operaie più grandi sembrano fungere da vere e proprie "replete”; non raggiungono le proporzioni delle formiche del miele, ma il loro addome si dilata in maniera notevole, allungandosi, segno che la specie è selezionata per vivere in luoghi in cui i lunghi periodi di carestia non sono infrequenti.
Le colonie di questa specie non dovrebbero raggiungere dimensioni ragguardevoli, forse poche centinaia di individui, data anche la natura selvaggia del luogo d'origine. E' una formica essenzialmente timida, anche se curiosa.
In azione in un ambiente abbastanza vasto, rispetto al vecchio barattolo di marmellata, le operaie escono a perlustrare solitarie; non ho ancora assistito, ad esempio, a fenomeni di cooperazione per recuperare una preda, né di reclutamento quando una esploratrice trova una goccia di miele. Quello che ho potuto verificare è che le uscite sono condizionate dall'aumento esponenziale delle temperature. Il miglior risultato lo si ottiene puntando una lampada accesa a pochi cm dalla sommità del nido: appena la temperatura sale oltre il sopportabile per le nostre formiche autoctone, le esploratrici escono allegramente a gironzolare.
L'alimentazione per ora si è basata su liquidi zuccherini e miele. Gradiscono schegge di meringa (!!!), ma si nutrono anche di piccoli insetti morbidi, come ragni e grilli, sebbene non dimostrino la stessa foga delle formiche nostrane quando avvistano la preda, e spesso passano accanto a un grillo morto ignorandolo. Questo può dipendere anche dalla presenza di poche larve, e dal fatto che il loro metabolismo permette lunghi periodi di digiuno.
E' abbastanza frequente vederle bere, quando viene inumidita al sabbia del nido o dell'arena. Forse memori di lunghe siccità in cui ogni goccia raccolta può essere preziosa.

Appena mi sarà possibile, posterò un breve, interessante filmato, in cui potrete vedere il loro curioso modo di muoversi a scatti.

Queste interessanti e buffe formiche, originarie di Ayer's Rock, Australia, hanno dalla loro la caratteristica di muoversi a scatti come piccoli robot in miniatura, e l'effetto è accentuato dagli occhi posizionati molto indietro sul capo.
L'osservazione di questa specie è resa difficile perché non mi sono ancora convinto a traslocare la colonia (25-30 individui) in un formicaio di quelli che uso comunemente, dove la visione di tutto quello che succede nella colonia è ben visibile e fotografabile.
Installate in un volgare barattolo da medicinali opaco, non so nemmeno se gradirebbero materiali come il gesso o ytong. Così me le ha consegnate il padrone (Fabrizio Rigato, curatore del Museo di Storia Naturale di Milano, e illustre mirmecologo), e così le mantengo.
L'unica concessione che mi sono permesso è stato estrarre il barattolo dall'ancor più angusto vasetto da marmellata di vetro in cui era situato il nido; ho posizionato quest'ultimo al centro di una scatola di Ferrero Rocher grande, dotata di antifuga e quindi tenute all'aria aperta.
Questo permette una limitata possibilità di osservazione della specie, ma tant'è, dobbiamo accontentarci, per il momento, di tale sistemazione.

Le dimensioni delle operaie sono intorno ai 4-6 mm, la regina dovrebbe aggirarsi intorno al cm, ma in tutti questi mesi non sono riuscito a vederla nemmeno una volta!
Quello che si intravede attraverso il vetro opaco, è una discreta covata (per le dimensioni della colonia) di cui non ho potuto determinare i tempi di sviluppo. Le larve si impupano in bozzolo, mentre alcune delle operaie più grandi sembrano fungere da vere e proprie "replete”; non raggiungono le proporzioni delle formiche del miele, ma il loro addome si dilata in maniera notevole, allungandosi, segno che la specie è selezionata per vivere in luoghi in cui i lunghi periodi di carestia non sono infrequenti.
Le colonie di questa specie non dovrebbero raggiungere dimensioni ragguardevoli, forse poche centinaia di individui, data anche la natura selvaggia del luogo d'origine. E' una formica essenzialmente timida, anche se curiosa.
In azione in un ambiente abbastanza vasto, rispetto al vecchio barattolo di marmellata, le operaie escono a perlustrare solitarie; non ho ancora assistito, ad esempio, a fenomeni di cooperazione per recuperare una preda, né di reclutamento quando una esploratrice trova una goccia di miele. Quello che ho potuto verificare è che le uscite sono condizionate dall'aumento esponenziale delle temperature. Il miglior risultato lo si ottiene puntando una lampada accesa a pochi cm dalla sommità del nido: appena la temperatura sale oltre il sopportabile per le nostre formiche autoctone, le esploratrici escono allegramente a gironzolare.
L'alimentazione per ora si è basata su liquidi zuccherini e miele. Gradiscono schegge di meringa (!!!), ma si nutrono anche di piccoli insetti morbidi, come ragni e grilli, sebbene non dimostrino la stessa foga delle formiche nostrane quando avvistano la preda, e spesso passano accanto a un grillo morto ignorandolo. Questo può dipendere anche dalla presenza di poche larve, e dal fatto che il loro metabolismo permette lunghi periodi di digiuno.
E' abbastanza frequente vederle bere, quando viene inumidita al sabbia del nido o dell'arena. Forse memori di lunghe siccità in cui ogni goccia raccolta può essere preziosa.

Appena mi sarà possibile, posterò un breve, interessante filmato, in cui potrete vedere il loro curioso modo di muoversi a scatti.