Cause di mortalità nelle colonie già sviluppate

Vorrei iniziare a esaminare la questione della morie di operaie nelle colonie adulte.
Ovviamente questa esperienza potrà essere sviscerata solo chi ha già anni di allevamento alle spalle, ma sono sicuro che possa interessare tutti, prima o poi. Dopotutto anche i novellini dell'allevamento aspirano allo sviluppo delle proprie colonie, e presto o tardi si troveranno ad avere episodi inspiegabili di decessi di massa nei propri formicai.
Qui mi aspetto l'intervento dei nostri allevatori più datati d'esperienza, come Poma e Ork, le cui voci saranno gradite a conferma dei miei dati o per aggiungere particolari raccolti da specie diverse e colonie di varie entità.
Premesso che per ora questo caso si è verificato nelle mie esperienze per ora solo con Messor e Myrmica, ho raccolto qua e là la testimonianza di altrettanti casi in chi ha allevato specie consimili, anche se non si escludono episodi anche al di fuori del genere myrmica.
La morte di un cospicuo numero di operaie si è verificano normalmente all'uscita della fase letargica, ma qui possiamo spiegarlo facilmente: molte formiche superano l'inverno con il metabolismo rallentato al massimo, e al riprendere dell'attività è possibile che allo stress del risveglio si associ la morte, anche per affaticamento dovuto all'età, di un certo numero di operaie che fintanto che sono state protette dal freddo, sono "andate avanti” bene o male.
Le percentuali dipendono dalla popolazione, ma è evidente che raccogliere qualche centinaio di morti in poche settimane fa un certo effetto anche se la colonia è numerosa e appare in salute. Viene subito da pensare a qualche malanno o epidemia, ma dopo alcuni anni di esperienza, si deduce che la cosa è abbastanza normale, dato anche il fatto che le myrmicine mantengono la covata latente per tutto l'inverno e da quello che ho potuto osservare si immobilizzano veramente solo a temperature molto basse (sotto lo zero).
Altra faccenda sono le improvvise morie estive, che finora io imputo a problemi climatici, o di affaticamento metabolico.
Nel secondo caso, potrebbe essere che un aumento dell'attività lavorativa stressi più in fretta le operaie, che vedono ridursi più rapidamente la loro vitalità, così che le più anziane raggiungono un picco di mortalità al culmine dell'estate. Questo fatto si verifica nelle api, che sopravvivono mesi nella stagione invernale, per veder ridotta la loro esistenza di insetto adulto nel giro di un mese in quella estiva.
Possono sicuramente incorrere anche altri fattori, come ferite nelle lotte con insetti, o muffe e malattie che si sviluppino maggiormente col caldo.
Il primo caso però è quello che reputo più probabile nel caso della mia colonia di Myrmica ruginodis; come ho già avuto modo di raccontare, essendo formica adatta a climi di montagna, il picco superiore ai 30 gradi con un alto tasso di umidità nel periodo luglio-agosto a Milano, causa ogni anno il decesso di alcune centinaia di operaie distribuite in tutto l'arco estivo, ma concentrato in questo periodo, tanto che la colonia, che si ritrova regolarmente con 1000-2000 unità a fine giugno, tracolla a poche centinaia a fine settembre. Con tutto questo, la regina sembra godere di ottima salute e le deposizioni sembrano continuare abbondanti, tanto che anche ora, con la colonia semi decimata alle soglie dell'autunno, conta numerosissime larve a tutti gli stadi e nascite distribuite regolarmente.
Aggiungo che in queste morie, i cadaveri di operaie giovani sono i più ricorrenti, come se le nuove nate fossero più vulnerabili ad adattarsi.
Ora, se nel caso Myrmica, possiamo ragionevolmente pensare al calore, altrettanto non si spiega nel caso della colonia di Messor capitatus, che, come tutti sanno, è diversamente adatta ai climi torridi estivi, e in natura sopporta lunghi periodi di siccità. Per quale motivo anche quest'estate si sono verificate alcune centinaia di decessi nello stesso periodo delle ruginodis? Aggiungo che nelle colonie di Formica e Camponotus di vario tipo, non c'è stato un solo decesso registrato al di fuori dei puri casi di morte accidentale (durante la caccia a qualche grossa preda). Queste colonie contavano un massimo di 100 individui, ma percentualmente, almeno 3 o 4 operaie avrebbero rappresentato uno specchietto per le colonie più popolose. E' anche vero che tutte queste formiche hanno al massimo un anno, e che sono quindi piuttosto giovani, rispetto alla propria aspettativa di vita.
Negli altri casi dobbiamo fare i conti con colonie di età ben diversa fra loro: le Myrmica le ho da circa 4 anni, le Messor da almeno 5. Quindi la popolazione raccoglie diverse generazioni ben distribuite.
E' normale allora che ci siano decessi di massa; se un'operaia vive bene 2-3 anni e la colonia è popolosa (sopra i 1000) da almeno 3 anni, è evidente che prima o poi la massa debba essere interessata dal tracollo delle vecchie. Qui farò notare un fatto or ora registrato: ho appena collegato un nuovo nido alla colonia; la mia intenzione è di sostituirlo a quello vecchio, dove ormai stanno strette, visto che nonostante le morie, quest'estate è stata molto prolifica. Ho riscaldato il nido nuovo e loro si sono trasferite quasi subito, ma con l'arrivo di un rialzo delle temperature, e benché io lasci completamente a secco il vecchio nido (dovrei renderlo più inospitale raffreddandolo e bagnandolo all'eccesso), la regina e metà della popolazione sono rientrate.
Ma il risultato è stato un improvviso cessare della moria che segnava da qualche settimana la colonia. Possono essere le temperature tornate ideali, il fatto che ormai quelle che dovevano lasciarci l'hanno fatto, sostituite dalle giovani, ma nessuno mi vieta di pensare che un aumento dello spazio vitale abbia contribuito a migliorare le loro condizioni esistenziali. Ogni giorno conto un numero di decessi fra i 10 e i 15 (su una popolazione di alcune migliaia).
Siamo sicuri di offrire abbastanza spazio vitale alle nostre colonie? Il fatto che le formiche sembrino ammassarsi a centinaia in poco spazio non vuol dire che lo gradiscano per lunghi periodi!
Per fare le cose bene so che bisognerebbe marcare le formiche, annotarsi date, azioni intraprese ecc. C'è da dire che ogni tanto devo lavorare e andare anch'io a caccia in qualche supermercato, nonché dormire o fare la cacca... ecc. Per cui dovremo accontentarci di quello che abbiamo.
Mi piacerebbe allora sentire il parere e le esperienze di chi ha avuto a che fare con queste faccende prima di me. Sarebbe fantastico se il nostro Poma facesse una tabella meravigliosa anche in proposito... scherzo! Però quando mi trovo a spalare cadaverini dal mucchio dei rifiuti di qualche colonia, sapere se è un fatto normale o se sto sbagliando qualcosa, sarebbe un bel conforto...
E spero, avendo reso pubblico questo mio resoconto, di essere utile a tutti quelli che intraprendono la lunga strada dell'allevamento intensivo.
Ovviamente questa esperienza potrà essere sviscerata solo chi ha già anni di allevamento alle spalle, ma sono sicuro che possa interessare tutti, prima o poi. Dopotutto anche i novellini dell'allevamento aspirano allo sviluppo delle proprie colonie, e presto o tardi si troveranno ad avere episodi inspiegabili di decessi di massa nei propri formicai.
Qui mi aspetto l'intervento dei nostri allevatori più datati d'esperienza, come Poma e Ork, le cui voci saranno gradite a conferma dei miei dati o per aggiungere particolari raccolti da specie diverse e colonie di varie entità.
Premesso che per ora questo caso si è verificato nelle mie esperienze per ora solo con Messor e Myrmica, ho raccolto qua e là la testimonianza di altrettanti casi in chi ha allevato specie consimili, anche se non si escludono episodi anche al di fuori del genere myrmica.
La morte di un cospicuo numero di operaie si è verificano normalmente all'uscita della fase letargica, ma qui possiamo spiegarlo facilmente: molte formiche superano l'inverno con il metabolismo rallentato al massimo, e al riprendere dell'attività è possibile che allo stress del risveglio si associ la morte, anche per affaticamento dovuto all'età, di un certo numero di operaie che fintanto che sono state protette dal freddo, sono "andate avanti” bene o male.
Le percentuali dipendono dalla popolazione, ma è evidente che raccogliere qualche centinaio di morti in poche settimane fa un certo effetto anche se la colonia è numerosa e appare in salute. Viene subito da pensare a qualche malanno o epidemia, ma dopo alcuni anni di esperienza, si deduce che la cosa è abbastanza normale, dato anche il fatto che le myrmicine mantengono la covata latente per tutto l'inverno e da quello che ho potuto osservare si immobilizzano veramente solo a temperature molto basse (sotto lo zero).
Altra faccenda sono le improvvise morie estive, che finora io imputo a problemi climatici, o di affaticamento metabolico.
Nel secondo caso, potrebbe essere che un aumento dell'attività lavorativa stressi più in fretta le operaie, che vedono ridursi più rapidamente la loro vitalità, così che le più anziane raggiungono un picco di mortalità al culmine dell'estate. Questo fatto si verifica nelle api, che sopravvivono mesi nella stagione invernale, per veder ridotta la loro esistenza di insetto adulto nel giro di un mese in quella estiva.
Possono sicuramente incorrere anche altri fattori, come ferite nelle lotte con insetti, o muffe e malattie che si sviluppino maggiormente col caldo.
Il primo caso però è quello che reputo più probabile nel caso della mia colonia di Myrmica ruginodis; come ho già avuto modo di raccontare, essendo formica adatta a climi di montagna, il picco superiore ai 30 gradi con un alto tasso di umidità nel periodo luglio-agosto a Milano, causa ogni anno il decesso di alcune centinaia di operaie distribuite in tutto l'arco estivo, ma concentrato in questo periodo, tanto che la colonia, che si ritrova regolarmente con 1000-2000 unità a fine giugno, tracolla a poche centinaia a fine settembre. Con tutto questo, la regina sembra godere di ottima salute e le deposizioni sembrano continuare abbondanti, tanto che anche ora, con la colonia semi decimata alle soglie dell'autunno, conta numerosissime larve a tutti gli stadi e nascite distribuite regolarmente.
Aggiungo che in queste morie, i cadaveri di operaie giovani sono i più ricorrenti, come se le nuove nate fossero più vulnerabili ad adattarsi.
Ora, se nel caso Myrmica, possiamo ragionevolmente pensare al calore, altrettanto non si spiega nel caso della colonia di Messor capitatus, che, come tutti sanno, è diversamente adatta ai climi torridi estivi, e in natura sopporta lunghi periodi di siccità. Per quale motivo anche quest'estate si sono verificate alcune centinaia di decessi nello stesso periodo delle ruginodis? Aggiungo che nelle colonie di Formica e Camponotus di vario tipo, non c'è stato un solo decesso registrato al di fuori dei puri casi di morte accidentale (durante la caccia a qualche grossa preda). Queste colonie contavano un massimo di 100 individui, ma percentualmente, almeno 3 o 4 operaie avrebbero rappresentato uno specchietto per le colonie più popolose. E' anche vero che tutte queste formiche hanno al massimo un anno, e che sono quindi piuttosto giovani, rispetto alla propria aspettativa di vita.
Negli altri casi dobbiamo fare i conti con colonie di età ben diversa fra loro: le Myrmica le ho da circa 4 anni, le Messor da almeno 5. Quindi la popolazione raccoglie diverse generazioni ben distribuite.
E' normale allora che ci siano decessi di massa; se un'operaia vive bene 2-3 anni e la colonia è popolosa (sopra i 1000) da almeno 3 anni, è evidente che prima o poi la massa debba essere interessata dal tracollo delle vecchie. Qui farò notare un fatto or ora registrato: ho appena collegato un nuovo nido alla colonia; la mia intenzione è di sostituirlo a quello vecchio, dove ormai stanno strette, visto che nonostante le morie, quest'estate è stata molto prolifica. Ho riscaldato il nido nuovo e loro si sono trasferite quasi subito, ma con l'arrivo di un rialzo delle temperature, e benché io lasci completamente a secco il vecchio nido (dovrei renderlo più inospitale raffreddandolo e bagnandolo all'eccesso), la regina e metà della popolazione sono rientrate.
Ma il risultato è stato un improvviso cessare della moria che segnava da qualche settimana la colonia. Possono essere le temperature tornate ideali, il fatto che ormai quelle che dovevano lasciarci l'hanno fatto, sostituite dalle giovani, ma nessuno mi vieta di pensare che un aumento dello spazio vitale abbia contribuito a migliorare le loro condizioni esistenziali. Ogni giorno conto un numero di decessi fra i 10 e i 15 (su una popolazione di alcune migliaia).
Siamo sicuri di offrire abbastanza spazio vitale alle nostre colonie? Il fatto che le formiche sembrino ammassarsi a centinaia in poco spazio non vuol dire che lo gradiscano per lunghi periodi!
Per fare le cose bene so che bisognerebbe marcare le formiche, annotarsi date, azioni intraprese ecc. C'è da dire che ogni tanto devo lavorare e andare anch'io a caccia in qualche supermercato, nonché dormire o fare la cacca... ecc. Per cui dovremo accontentarci di quello che abbiamo.
Mi piacerebbe allora sentire il parere e le esperienze di chi ha avuto a che fare con queste faccende prima di me. Sarebbe fantastico se il nostro Poma facesse una tabella meravigliosa anche in proposito... scherzo! Però quando mi trovo a spalare cadaverini dal mucchio dei rifiuti di qualche colonia, sapere se è un fatto normale o se sto sbagliando qualcosa, sarebbe un bel conforto...
E spero, avendo reso pubblico questo mio resoconto, di essere utile a tutti quelli che intraprendono la lunga strada dell'allevamento intensivo.