NUOVO FORMICAIO DOPPIO per MESSORDopo aver verificato il continuo lavoro di scavo della colonia in più punti e l’aumento esponenziale della popolazione durate tutta l’estate, mi sono convinto della necessità di operare un nuovo cambiamento di nido.
Purtroppo questi traslochi si dimostrano necessari non solo a causa dei danni alla struttura, ma anche dello sporco e proprio dall’aumento degli abitanti della colonia; quando la popolazione supera alcune migliaia di formiche, la cura della covata prosegue su più fronti e le nascite possono moltiplicarsi oltre il controllabile in formiche anche a crescita lenta.
Inoltre le dimensioni degli abitanti stessi incidono sulle dimensioni dei nidi: una colonia di Pheidole pallidula, anche di 10.000 formiche, occupa necessariamente meno spazio di una di Messor!
Il momento migliore per il trasferimento sarà la primavera, quando il risveglio renderà la colonia più incline a trovare un ambiente nuovo e accogliente. A questo scopo questo inverno non manterrò in casa il nido ma lo porterò almeno un paio di mesi nel garage, in modo che rallentino e siano ben disposte a trovare al più presto un luogo caldo e asciutto per riprendere le attività.
Ora però si tratta di risolvere alcuni problemi tecnici che le mie esigenze (e le loro) impongono.
Il nido deve essere per forza più grande, ma i blocchi di gasbeton hanno una superficie limitata (62 x 25 cm) e il bisogno di poterli trasportare agevolmente mi impedisce di dirottare su strutture modulari o ripiegare sul gesso (più peso, più problemi di umidificazione).
L’unica soluzione che mi permette di raddoppiare la superficie abitabile è ovviamente di sfruttare entrambe le facciate di un blocco unico (spessore in questo caso 12 cm).
Questo richiede la foratura di passaggi interni fra una facciata e l’altra, col rischio che le formiche possano scavare il blocco e occultarsi all’interno; per evitare questo inconveniente introdurrò spezzoni di tubo in plastica da 8 mm di diametro interno nei collegamenti. Oltre ad impedire che scavino nel mezzo, renderanno i passaggi abbastanza stretti da rendere difficile o molto scomodo, ad esempio, che la regina decida di installarsi lì dentro.
Porterò la distanza fra lo spazio abitato e il bordo del vetro a 3 cm, per limitare più a lungo possibile i rischi di scavo verso l’esterno, ma per evitare di correre ai ripari in un secondo tempo, e lavorare sul modello con le formiche all’interno, metterò anche due placche di plexiglas sulle due facciate laterali.
La presenza di due facciate rende già il nido particolarmente soggetto a sbalzi interni di temperatura e umidità. Questo è inevitabile, purtroppo. L’umidificazione dovrà essere accuratamente dosata anche perché sorgerà un secondo problema: la copertura totale della superficie e la sua conseguente colorazione su tutte le facciate renderà difficile riscontrare il cambio di consistenza del gasbeton bagnato/asciutto. Inoltre, essendo il modello finale incassato in una “vasca” di materiale non traspirante, la traspirazione del gasbeton sarà notevolmente rallentata.
Devo tener conto di tutti questi limiti, se voglio che il nido non si trasformi in una trappola troppo umida per il raccolto anche ai piani superiori.
La traspirazione però potrebbe avvenire sotto l’arena e potrei lasciare alcuni centimetri liberi dal plexiglas sulle fiancate nella parte superiore. Infatti non ho mai visto le Messor scavare verso l’alto, e lì non dovrebbero verificarsi tentativi di perforazione.
Ho notato in tutti i modelli precedenti, che il fastidioso e antiestetico formarsi di escrescenze bianche di calcare, o traspirazione del gasbeton sui lati scoperti, non si verifica nelle parti coperte dal vetro. Almeno coprendole, questo problema dovrebbe risultare superato.
La chiusura su 4 lati se non altro, permetterà al formicaio di mantenere umidità più a lungo in condizioni di surriscaldamento estivo con meno apporto d’acqua dall’esterno.
Lo scavo di una facciata richiede circa 2 ore di lavoro col trapano.
- Prima traccio a matita la "pianta” di come voglio sia l'intreccio delle gallerie. Inutile farle alte, meglio farne TANTE sovrapposte con tante superfici piane a loro uso e consumo...
- Non è facile disegnare un nido così pieno e mantenere al contempo un aspetto vagamente naturale. tracciare le gallerie prima delle stanze può aiutare a renderlo meno "rigido”!
Verifico che TUTTE le stanze abbiano almeno un collegamento aperto.
Per migliorare l’estetica e rendere meno innaturale possibile la pianta del formicaio, pur sfruttando in modo totale la superficie che voglio utilizzare, creo delle gallerie ad andamento irregolare, che bilanciano al meglio la regolarità dei pavimenti sovrapposti con diaframmi più sottili possibili.
Sulla sola prima facciata ho ricavato 81 stanze non più profonde di 2 cm (se si escludono i collegamenti in profondità).
In alcuni punti creo dei passaggi “nascosti” che compensano l’altrimenti inevitabile effetto “colabrodo” di tutte le stanze e le gallerie scavate sullo stesso piano.
- E' solo una questione estetica, ed è rischioso bucare materiali così friabili, ma ogni tanto vale la pena concedersi qualche variante...
Dopo aver stabilito strategicamente dove mettere le stanze più grandi, buco almeno 4 collegamenti fra le due facciate…
… Così, quando ho i punti d’uscita corrispettivi, creo a matita un nuovo disegno per la pianta della seconda facciata cercando di variare l’effetto rispetto al precedente. Posso ora scavare la seconda parte del nido, cosa che richiede altre due ore.
- Dopo che ho visto dove escono i collegamenti, traccio una nuova pianta.
Il nido finale conta 160 stanze + i corridoi di collegamento.
Dovrò ora decidere dove ricavare le uscite laterali per collegarmi al vecchio nido e per i futuri esperimenti.
Ne scavo una per lato, scegliendo sempre il lato destro; non c’è un motivo particolare, ma almeno un tunnel d’accesso diretto alle stanze del nido è indispensabile: qui, avendo due facciate, devo avere almeno due uscite facoltative. Non si sa mai a cosa potrebbero servire in futuro!
Certo è che, girando il blocco, in conclusione ho un’uscita laterale sia a destra che a sinistra!
Scavo nella parte centrale della sezione laterale, perché in quella superiore e inferiore, tubi fuoriuscenti potrebbero dare noia agli agganci vetro-plexiglas, che fisserò con i soliti tasselli a “L”.
Sarebbe bello poter collegare il formicaio all’arena con più entrate, ma le difficoltà d’eventuale rimozione della teca superiore e le difficoltà nel suo stesso posizionamento mi convincono a mantenere una sola entrata, sigillata e fissata ai bordi sopra e sotto con colla a caldo.
Uso un tubo a sezione poco più grande di quelli interni: le foraggiatici devono poter portare all’interno anche prede abbastanza grandi, entrare e uscire numerose; scelgo un tubo a sezione interna di 1 cm, come quelli già usati in precedenza per gli ingressi.
Ora bisogna colorare bene tutta la superficie per migliorare l’estetica del nido. Userò sia acrilici spray, che la tecnica del pennello, che consente una precisa rifinitura dei particolari!
In ambiente aerato, inizio a verniciare con un color ocra tutte le stanze interne. È il colore più naturale che ho trovato, a parte un marrone scuro che renderebbe le formiche meno visibili.
È importante mentre si colora, girare il blocco da verniciare sui quattro lati, perché a ogni giro ci si accorge di parti che non hanno preso bene il colore, e la vernice va passata più volte, se si vuole un colore omogeneo.
Se si potesse trovare un ocra più chiaro sarebbe meglio, ma il mercato offre un numero limitato di colori…
Lasciato asciugare per alcune ore in ambiente asciutto il blocco, metto un colore di contrasto, che permetterà alle gallerie interne d’essere più visibili sul fondo. In questo caso dovrò usare un pennello e della tempera diluita, altrimenti sarei costretto a mascherare tutte le gallerie e ne risulterebbe un lavoro improbo.
L’acrilico non impedisce la traspirazione del materiale, e permette di assorbire ugualmente l’acqua, ma impedisce di vedere quando e quanto il gasbeton sia bagnato.
La parte superiore del blocco e quella inferiore non vengono colorate: assorbimento e traspirazione dell’acqua avverranno così molto meglio, anche se la parte superiore sarà relativamente coperta dall’arena.
- Uso due tipi di pennello, uno grosso per fare in fretta, e uno piccolo per le rifiniture. Meglio ritoccare il giorno dopo, aggiungendo nuove mani di vernice per coprire le imperfezioni della prima passata!
Le due facciate terminate!
Una volta asciugato e lasciato riposare alcuni giorni il colore, siamo pronti per chiudere il formicaio con le lastre di vetro.
Uso sempre il vetro per il gasbeton, soprattutto con i Messor, perché è meno soggetto a rovinarsi del plexiglas e migliore per fare fotografie.
Per scongiurare future fughe ed evitare la brutta traspirazione di sali dal materiale (cosa che risalta maggiormente sul color noce del fondo) chiudo anche i lati con lastre di plexiglas (che può essere facilmente bucato).
Prima di fissare il tutto, posiziono i ritagli di plexiglas e stabilisco dove forare (i fori dei collegamenti sono ovviamente in posizioni obbligate!) e mi aiuto mantenendo in posizione le lastre di vetro con qualche giro si scotch. Non è importante che i bordi plexi-vetro combacino perfettamente, in quel caso basterà un poco di colla a caldo per sigillare la fessura (un poco di traspirazione non fa male) nel caso si noti attività di scavo in quella direzione.
Una volta preparate tutte le sezioni, applico i tasselli a L con le viti in modo che vadano in pressione, mettendo una leggera guarnizione di gomma sotto il tassello (tagliato da una camera d’aria per biciclette) dal lato del vetro.
Questo serve a migliorare la tenuta, ma anche ad evitare una pressione diretta del metallo sul vetro; ricordiamo che le lastre sono pur sempre fragili e molto grandi!
Proprio per questo fisso due tasselli corti anche al centro delle facciate, sopra e sotto. L’elasticità della lastra potrebbe permetterle di scostarsi dalla facciata del gasbeton lasciando spiragli indesiderati, che le formiche riempirebbero subito di detriti e scarti, aumentando il problema.
- I particolari dei tubi di collegamento e l'uso dei tasselli a L.
Quelli inferiori è meglio che siano almeno a 3-4 cm di altezza, per evitare che arrugginiscano presto se entrano in contatto con l'acqua della vaschetta di umidificazione.
Il nido è pronto per quel che riguarda l’estetica e la funzionalità. Ora posso imballarlo con cura e riporlo in attesa della primavera, quando dovremo operare il trasferimento delle abitanti.