Lasius fuliginosus: la costruzione di una colonia
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Re: Lasius fuliginosus: la costruzione di una colonia
Per il colore del cartone fungino, io ho notato in effetti (ma credo sia un colpo di fortuna) una certa somiglianza fra il colore che avevo dato al gasbeton e il colore definitivo del cartone, ma ho letto che il colore cambia in funzione del legno usato, con tonalità che vanno dal grigio all'ocra, al marrone chiaro o scuro. Raigner scriveva appunto che si erano riscontrati diversi colori a seconda del tipo di albero infestato.
Io penso che ci sia un po' dell'uno e un po' dell'altro. Le formiche usano un certo tipo di legno che una volta lavorato dal fungo acquisisce un suo colore tipico, ma è possibile che le operaie usino anche materiali di “contorno” che fanno parte del terreno e in questo caso il colore finale potrebbe esserne influenzato.
Il fungo esterno a cui stanno lavorando adesso sopra l'uscita del formicaio è molto scuro e non c'entra assolutamente nulla con il colore del pavimento, o del rivestimento interno del nido.
In compenso anche il fungo a cui stanno lavorando internamente, sta assumendo una colorazione scura intensa che nulla a a che vedere con la precedente o con il colore dipinto di fondo. In questo prototipo ho usato della segatura di legno proveniente da fonte diversa dal nido precedente, che era un qualche pioppo che aveva l'anima interna marrone rossiccia con inserti giallastri (già lavorato in parte da altre formiche e microorganismi) e il colore finale era stato un ocra rossiccio e e carico, come puoi vedere nelle foto della fase in cui le avevo messe nel primo nido di mia creazione.
Aggiungo che l'esposizione all'aria e la luce cambiano il colore del cartone, che asciugandosi sbiadisce o vira su tonalità scure o spente.
Io penso che ci sia un po' dell'uno e un po' dell'altro. Le formiche usano un certo tipo di legno che una volta lavorato dal fungo acquisisce un suo colore tipico, ma è possibile che le operaie usino anche materiali di “contorno” che fanno parte del terreno e in questo caso il colore finale potrebbe esserne influenzato.
Il fungo esterno a cui stanno lavorando adesso sopra l'uscita del formicaio è molto scuro e non c'entra assolutamente nulla con il colore del pavimento, o del rivestimento interno del nido.
In compenso anche il fungo a cui stanno lavorando internamente, sta assumendo una colorazione scura intensa che nulla a a che vedere con la precedente o con il colore dipinto di fondo. In questo prototipo ho usato della segatura di legno proveniente da fonte diversa dal nido precedente, che era un qualche pioppo che aveva l'anima interna marrone rossiccia con inserti giallastri (già lavorato in parte da altre formiche e microorganismi) e il colore finale era stato un ocra rossiccio e e carico, come puoi vedere nelle foto della fase in cui le avevo messe nel primo nido di mia creazione.
Aggiungo che l'esposizione all'aria e la luce cambiano il colore del cartone, che asciugandosi sbiadisce o vira su tonalità scure o spente.
Spoiler: mostra
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GianniBert - Messaggi: 4499
- Iscritto il: 15 dic '10
- Località: Milano
Re: Lasius fuliginosus: la costruzione di una colonia
Vado ad aggiornare al storia di questa colonia, per comunicare una serie di importanti cambiamenti.
Dopo il rallentamento autunnale e il conseguente calo di attività esterne, quest'anno a Milano abbiamo avuto una specie di inverno quasi vero, cioè con temperature abbastanza rigide da causare il blocco totale della colonia.
Premesso che il nido è stato mantenuto nel mio solito "garage non riscaldato”, quindi con temperature di qualche grado superiori a quelle esterne, ho badato bene di non esporre le vetrate all'aria diretta, quindi ho provveduto come sempre a mascherare le due facciate con fogli di polistirolo espanso.
Pur continuando a foraggiare fino ai primi di dicembre (quando comunque non si erano ancora registrati crolli termici) la gran parte della popolazione si era ammassata nelle stanze centrali, mascherando anche la covata.
In questo periodo le operaie hanno smesso di consumare cibo proteico di qualsiasi tipo, ma hanno continuato a raccogliere miele diluito con zucchero, anche e in quantità minime.
Così è stato fino ai minimi di fine dicembre e gennaio, quando abbiamo avuto anche nevicate e settimane con la colonnina del mercurio intorno o sotto lo zero.
A questo punto non c'erano più in arena che poche operaie solitarie, estremamente rallentate.
Io equiparo queste formiche a quelle che costituiscono anche per le C. vagus una “guarnigione sacrificale”, che sopravvive stentatamente (anche per lungo periodo) ma che si rifiuta di rientrare nel nido e si lascia morire fuori o nelle vicinanze dell'entrata.
L'ho già visto succedere e anche quest'anno si è ripetuta la sequenza anche in quella colonia.
Qui è più difficile capire se queste formiche muoiono davvero, o rientrano alla chetichella per tornare fuori, o magari vengono sostituite da altre che escono al loro posto: le formiche in questione sono troppo numerose e troppo piccole per apprezzare la realtà di quel che succede!
Ci sono così tanti rifiuti e cadaveri all'esterno, che è impossibile capire se sono formiche morte mesi fa, morte ora, portate fuori o decedute sul posto! Bisognerebbe marcare le operaie (facile con le Lasius, anche se rallentate...!) e tenerle sotto osservazione giornalmente!!!
Con le vagus è stato facile: circa 200 erano in arena, e circa 200 sono stati cadaveri raccolti quando la settimana scorsa ho deciso di fare pulizia nelle arene, approfittando proprio del fatto che la vitalità delle colonie in questo momento permette di farlo senza troppo fatica.
Così, proprio la settimana scorsa, ho iniziato i lavori di restauro dei nidi autunnali e una verifica di tutte el colonie ibernate, soprattutto quelle del garage.
Qui c'è stata la sorpresa che mi ha mandato nel panico:
Ai miei controlli periodici (a parte fornire ogni qualche giorno nuovi tappi di sostanze zuccherine, ho mosso e controllato i nidi praticamente solo una volta a inizio gennaio), non era apparso nulla di preoccupante. La solita trasudazione di polvere bianca associata ai sali del gasbeton, che tutti conosciamo, che avviene solo e soprattutto dalle superfici esposte all'aria diretta, quindi sui due lati esterni del parallelepipedo.,
L'altro giorno invece, ha preso tutti i nidi e li ho portati in casa, con l'intenzione di operare una pulizia approfondita.
Già mentre trasportavo il blocco delle fuliginosus mi sono reso conto di una caduta di questa polvere molto sostanziosa, ma non era la prima volta che mi capitava, e così ero tranquillo, è stato al momento di appoggiare il blocco sul tavolo che mi è rimasto in mano una scheggia cospicua di nido.
E fin qui ancora niente di preoccupante, già successo.
E' stato nel vedere un certo numero di operaie arrampicate sotto l'arena che mi sono allarmato. Da dove erano uscite?
E così ho scoperto il guaio: il blocco di gasbeton SI ERA CREPATO E ALLARGATO per quasi tutta la sua lunghezza!!!
Questo aveva minato la sicurezza dei collegamenti interni fra le due facciate, ma soprattutto aveva contribuito ad alleggerire la pressione del vetro sulla facciata posteriore (il nido era appoggiato alla parete di fondo del garage, quindi invisibile a un controllo superficiale).
Da qui le formiche avevano cominciato ad uscire ed esplorare.
Per fortuna con la colonia immobilizzata al 98%!
Non so proprio da quanto tempo questo danno fosse accaduto. Le formiche uscite erano poche, ma era impossibile operare in modo adeguato a risolvere definitivamente il problema.
Ho dovuto limitarmi a sigillare prima la tenuta del gasbeton, per fortuna tenuto assieme da rinforzi di sicurezza sui vetri, che ne avevano impedito il completo distacco (sufficiente però a far passare le formiche).
Così ho fasciato il nido con giri di nastro isolante da idraulico, in modo da assicurare una prima tenuta. poi ho colato colla a caldo direttamente sulla fessura creatasi, infine ho tentato ancora di assicurarmi la tenuta con altro nastro incollato al massimo della tensione.
In questo modo ho arginato il problema principale.
E' assolutamente la prima volta in tutti questi anni che mi succede una cosa di questo genere col gasbeton, soprattutto di tale entità!
Non ho fotografato l'operazione, ero troppo preoccupato di risolvere il problema immediato!
In questo momento sono impossibilitato per vicende varie, di dedicarmi alla costruzione di un ennesimo nido, e soprattutto non potrei operare un trasloco immediato (cosa che sarebbe necessaria) per problemi logistici, nonché per evitare il rischio di perdere la regina e la colonia.
Ora, ecco che ho dovuto fare una scelta radicale, che mi dispiace molto, ma che quest'anno mi si rende necessaria: ho sentito Angelo Cardillo, che dispone di un nido già pronto e adatto, e soprattutto di grande esperienza con questa specie.
Non dimentichiamo che in fondo, questa colonia è stata sua! E' stato anche il primo che io conosca che è riuscito ad allevare con successo Lasius fuliginosus. Così oggi ci siamo trovati e ho affidato a lui la mia colonia, con le massime raccomandazioni, di cui direi non ha bisogno!
Angelo dice che approfitterà delle temperature rigide del periodo per favorire il trasferimento nel nuovo nido con la solita tecnica del riscaldamento. Questo è il periodo migliore per fare questa operazione: le formiche si sposteranno subito, avvertendo un posto pulito e riscaldato, in vece del vecchio umido e gelido...
Angelo mi ha promesso di tenermi aggiornato sull'andamento del trasloco in questo momento non potrei affidare le mie formiche in mani migliori...
Spero che la colonia si riprenda e si trasferisca senza problemi. Vi terrò comunque aggiornati.
PS: non conosco le cause della rottura del blocco. Suppongo fosse difettoso in origine, oppure ha ricevuto un colpo nel tempo che con gli sbalzi di temperatura ha peggiorato il suo stato... non lo saprò mai, ma invito tutti a prestare attenzione, perché il rischio esiste!
Buon risveglio a tutte le vostre colonie!!!
Dopo il rallentamento autunnale e il conseguente calo di attività esterne, quest'anno a Milano abbiamo avuto una specie di inverno quasi vero, cioè con temperature abbastanza rigide da causare il blocco totale della colonia.
Premesso che il nido è stato mantenuto nel mio solito "garage non riscaldato”, quindi con temperature di qualche grado superiori a quelle esterne, ho badato bene di non esporre le vetrate all'aria diretta, quindi ho provveduto come sempre a mascherare le due facciate con fogli di polistirolo espanso.
Pur continuando a foraggiare fino ai primi di dicembre (quando comunque non si erano ancora registrati crolli termici) la gran parte della popolazione si era ammassata nelle stanze centrali, mascherando anche la covata.
In questo periodo le operaie hanno smesso di consumare cibo proteico di qualsiasi tipo, ma hanno continuato a raccogliere miele diluito con zucchero, anche e in quantità minime.
Così è stato fino ai minimi di fine dicembre e gennaio, quando abbiamo avuto anche nevicate e settimane con la colonnina del mercurio intorno o sotto lo zero.
A questo punto non c'erano più in arena che poche operaie solitarie, estremamente rallentate.
Io equiparo queste formiche a quelle che costituiscono anche per le C. vagus una “guarnigione sacrificale”, che sopravvive stentatamente (anche per lungo periodo) ma che si rifiuta di rientrare nel nido e si lascia morire fuori o nelle vicinanze dell'entrata.
L'ho già visto succedere e anche quest'anno si è ripetuta la sequenza anche in quella colonia.
Qui è più difficile capire se queste formiche muoiono davvero, o rientrano alla chetichella per tornare fuori, o magari vengono sostituite da altre che escono al loro posto: le formiche in questione sono troppo numerose e troppo piccole per apprezzare la realtà di quel che succede!
Ci sono così tanti rifiuti e cadaveri all'esterno, che è impossibile capire se sono formiche morte mesi fa, morte ora, portate fuori o decedute sul posto! Bisognerebbe marcare le operaie (facile con le Lasius, anche se rallentate...!) e tenerle sotto osservazione giornalmente!!!
Con le vagus è stato facile: circa 200 erano in arena, e circa 200 sono stati cadaveri raccolti quando la settimana scorsa ho deciso di fare pulizia nelle arene, approfittando proprio del fatto che la vitalità delle colonie in questo momento permette di farlo senza troppo fatica.
Così, proprio la settimana scorsa, ho iniziato i lavori di restauro dei nidi autunnali e una verifica di tutte el colonie ibernate, soprattutto quelle del garage.
Qui c'è stata la sorpresa che mi ha mandato nel panico:
Ai miei controlli periodici (a parte fornire ogni qualche giorno nuovi tappi di sostanze zuccherine, ho mosso e controllato i nidi praticamente solo una volta a inizio gennaio), non era apparso nulla di preoccupante. La solita trasudazione di polvere bianca associata ai sali del gasbeton, che tutti conosciamo, che avviene solo e soprattutto dalle superfici esposte all'aria diretta, quindi sui due lati esterni del parallelepipedo.,
L'altro giorno invece, ha preso tutti i nidi e li ho portati in casa, con l'intenzione di operare una pulizia approfondita.
Già mentre trasportavo il blocco delle fuliginosus mi sono reso conto di una caduta di questa polvere molto sostanziosa, ma non era la prima volta che mi capitava, e così ero tranquillo, è stato al momento di appoggiare il blocco sul tavolo che mi è rimasto in mano una scheggia cospicua di nido.
E fin qui ancora niente di preoccupante, già successo.
E' stato nel vedere un certo numero di operaie arrampicate sotto l'arena che mi sono allarmato. Da dove erano uscite?
E così ho scoperto il guaio: il blocco di gasbeton SI ERA CREPATO E ALLARGATO per quasi tutta la sua lunghezza!!!
Questo aveva minato la sicurezza dei collegamenti interni fra le due facciate, ma soprattutto aveva contribuito ad alleggerire la pressione del vetro sulla facciata posteriore (il nido era appoggiato alla parete di fondo del garage, quindi invisibile a un controllo superficiale).
Da qui le formiche avevano cominciato ad uscire ed esplorare.
Per fortuna con la colonia immobilizzata al 98%!
Non so proprio da quanto tempo questo danno fosse accaduto. Le formiche uscite erano poche, ma era impossibile operare in modo adeguato a risolvere definitivamente il problema.
Ho dovuto limitarmi a sigillare prima la tenuta del gasbeton, per fortuna tenuto assieme da rinforzi di sicurezza sui vetri, che ne avevano impedito il completo distacco (sufficiente però a far passare le formiche).
Così ho fasciato il nido con giri di nastro isolante da idraulico, in modo da assicurare una prima tenuta. poi ho colato colla a caldo direttamente sulla fessura creatasi, infine ho tentato ancora di assicurarmi la tenuta con altro nastro incollato al massimo della tensione.
In questo modo ho arginato il problema principale.
E' assolutamente la prima volta in tutti questi anni che mi succede una cosa di questo genere col gasbeton, soprattutto di tale entità!
Non ho fotografato l'operazione, ero troppo preoccupato di risolvere il problema immediato!
In questo momento sono impossibilitato per vicende varie, di dedicarmi alla costruzione di un ennesimo nido, e soprattutto non potrei operare un trasloco immediato (cosa che sarebbe necessaria) per problemi logistici, nonché per evitare il rischio di perdere la regina e la colonia.
Ora, ecco che ho dovuto fare una scelta radicale, che mi dispiace molto, ma che quest'anno mi si rende necessaria: ho sentito Angelo Cardillo, che dispone di un nido già pronto e adatto, e soprattutto di grande esperienza con questa specie.
Non dimentichiamo che in fondo, questa colonia è stata sua! E' stato anche il primo che io conosca che è riuscito ad allevare con successo Lasius fuliginosus. Così oggi ci siamo trovati e ho affidato a lui la mia colonia, con le massime raccomandazioni, di cui direi non ha bisogno!
Angelo dice che approfitterà delle temperature rigide del periodo per favorire il trasferimento nel nuovo nido con la solita tecnica del riscaldamento. Questo è il periodo migliore per fare questa operazione: le formiche si sposteranno subito, avvertendo un posto pulito e riscaldato, in vece del vecchio umido e gelido...
Angelo mi ha promesso di tenermi aggiornato sull'andamento del trasloco in questo momento non potrei affidare le mie formiche in mani migliori...
Spero che la colonia si riprenda e si trasferisca senza problemi. Vi terrò comunque aggiornati.
PS: non conosco le cause della rottura del blocco. Suppongo fosse difettoso in origine, oppure ha ricevuto un colpo nel tempo che con gli sbalzi di temperatura ha peggiorato il suo stato... non lo saprò mai, ma invito tutti a prestare attenzione, perché il rischio esiste!
Buon risveglio a tutte le vostre colonie!!!
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GianniBert - Messaggi: 4499
- Iscritto il: 15 dic '10
- Località: Milano
Re: Lasius fuliginosus: la costruzione di una colonia
Sempre bello leggere i tuoi aggiornamenti Gianni!
Posso solo confermare il comportamento della "guarnigione sacrificabile" ed aggiungere che spesso le operaie più vecchie/malconce si "offrono volontarie" a questo scopo.
Posso solo confermare il comportamento della "guarnigione sacrificabile" ed aggiungere che spesso le operaie più vecchie/malconce si "offrono volontarie" a questo scopo.
"L'ultimo passo della ragione, è il riconoscere che ci sono un'infinità di cose che la sorpassano."
Blaise Pascal
Blaise Pascal
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PomAnt - Messaggi: 2786
- Iscritto il: 12 mar '11
- Località: Trentino
Re: Lasius fuliginosus: la costruzione di una colonia
Potrebbe essere stato bagnato, il blocco, e essere stato forzato dalla formazione di ghiaccio? ma avrebbe dovuto essere ben ben bagnato e ben bene al freddo, forse non è quanto è accaduto.
Vorrei chiederti se puoi spiegarmi una cosa Gianni:
>> ho preso tutti i nidi e li ho portati in casa, con l'intenzione di operare una pulizia approfondita
in che cosa consiste la "pulizia approfondita" che intendevi fare?
Grazie
Vorrei chiederti se puoi spiegarmi una cosa Gianni:
>> ho preso tutti i nidi e li ho portati in casa, con l'intenzione di operare una pulizia approfondita
in che cosa consiste la "pulizia approfondita" che intendevi fare?
Grazie
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- Ruth
- Messaggi: 112
- Iscritto il: 10 mag '20
- Località: Pradamano (UD)
Re: Lasius fuliginosus: la costruzione di una colonia
No, non ha fatto così freddo da ghiacciare lì dentro... ma non possiamo escludere che sbalzi di temperatura e umidità possano arrecare danni a un materiale magari già compromesso da un urto modesto.
Per pulizia approfondita intendo quando si ripuliscono per bene le arene, lavando vetri, spazzolando il substrato e aspirando lo sporco e i cadaveri rimasti, cosa che si fa meglio quando le formiche sono ancora relegate dentro il nido. Farlo in piena attività della colonia è ovviamente più complicato!
Per pulizia approfondita intendo quando si ripuliscono per bene le arene, lavando vetri, spazzolando il substrato e aspirando lo sporco e i cadaveri rimasti, cosa che si fa meglio quando le formiche sono ancora relegate dentro il nido. Farlo in piena attività della colonia è ovviamente più complicato!
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GianniBert - Messaggi: 4499
- Iscritto il: 15 dic '10
- Località: Milano
Re: Lasius fuliginosus: la costruzione di una colonia
Scusate, ma colpa mia, non ho più aggiornato il finale di questa storia. Pandemie, lavoro, altre colonie, poco tempo per scrivere...
La storia è finita ma non è finita.
Se vi domandate cosa è successo dopo gli ultimi post è legittimo.
La cronaca (ormai di anni fa):
Nella quasi impossibilità di rimediare al danno, e di fronte all'esplosione demografica di questa colonia, che con i miei mezzi casalinghi non riuscivo più a contenere, ho dovuto fare la scelta di affidarla, o meglio, di restituirla ad Angelo Cardillo, che da tempo progettava un nuovo tipo di nido per questa specie.
Lui l'ha quindi traslocata in qualche modo in una arena vasta da cui è riuscito a farle trasferire nel suo nido-teca quasi completamente trasparente.
Mi è spiaciuto abbandonare la colonia, ma ormai le evasioni superavano quel che casa mia poteva sopportare (leggi anche: Ornella mi buttava fuori di casa e si teneva le formiche!) e ormai era diventato un vero problema di spazio disponibile.
Angelo ha la possibilità di dedicare più tempo e spazio a questa che in fin dei conti è una colonia che ha fatto partire lui.
L'altra cosa che mi dispiace, è che i ragazzi che facevano i filmati per “Ambiente e Natura” non abbiano pubblicato tutto il materiale ripreso su questa colonia; così anche io non sono in possesso di nessun filmato fatto ad arte da loro!
Un vero peccato.
Vorrei provare a ricontattarli e vedere se possono farmelo avere in qualche modo, ma ormai dispero. Sarebbe l'ultima eredità che mi resta di queste formiche. Se mai accadrà ve lo farò sapere.
A quanto ne so, la colonia è tutt'ora in possesso di Angelo e cresce in sapienza, numero, e guai per l'allevatore!
Aggiungo che se mai dovessi riprovare a tenere questa specie, la soluzione ideale ormai passerebbe per il nido inserito in teca chiusa (sui 4 lati) in modo che non si verifichino più evasioni come quelle che ho subito. Consiglio che caldeggio anche per tutti quelli che vogliono cimentarsi con Lasius fuliginosus!
La storia è finita ma non è finita.
Se vi domandate cosa è successo dopo gli ultimi post è legittimo.
La cronaca (ormai di anni fa):
Nella quasi impossibilità di rimediare al danno, e di fronte all'esplosione demografica di questa colonia, che con i miei mezzi casalinghi non riuscivo più a contenere, ho dovuto fare la scelta di affidarla, o meglio, di restituirla ad Angelo Cardillo, che da tempo progettava un nuovo tipo di nido per questa specie.
Lui l'ha quindi traslocata in qualche modo in una arena vasta da cui è riuscito a farle trasferire nel suo nido-teca quasi completamente trasparente.
Mi è spiaciuto abbandonare la colonia, ma ormai le evasioni superavano quel che casa mia poteva sopportare (leggi anche: Ornella mi buttava fuori di casa e si teneva le formiche!) e ormai era diventato un vero problema di spazio disponibile.
Angelo ha la possibilità di dedicare più tempo e spazio a questa che in fin dei conti è una colonia che ha fatto partire lui.
L'altra cosa che mi dispiace, è che i ragazzi che facevano i filmati per “Ambiente e Natura” non abbiano pubblicato tutto il materiale ripreso su questa colonia; così anche io non sono in possesso di nessun filmato fatto ad arte da loro!
Un vero peccato.
Vorrei provare a ricontattarli e vedere se possono farmelo avere in qualche modo, ma ormai dispero. Sarebbe l'ultima eredità che mi resta di queste formiche. Se mai accadrà ve lo farò sapere.
A quanto ne so, la colonia è tutt'ora in possesso di Angelo e cresce in sapienza, numero, e guai per l'allevatore!
Aggiungo che se mai dovessi riprovare a tenere questa specie, la soluzione ideale ormai passerebbe per il nido inserito in teca chiusa (sui 4 lati) in modo che non si verifichino più evasioni come quelle che ho subito. Consiglio che caldeggio anche per tutti quelli che vogliono cimentarsi con Lasius fuliginosus!
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GianniBert - Messaggi: 4499
- Iscritto il: 15 dic '10
- Località: Milano
Re: Lasius fuliginosus: la costruzione di una colonia
Beh gianni mi dispiace ma anche no visto che sta ancora bene, ma si contatta i ragazzi e trova i filmati é tuo diritto.
Io ormai tutti i formicai li faccio interni in teca chiusa per colonie avviate. Salva spazio, problemi e migliora la trasportabilità
Io ormai tutti i formicai li faccio interni in teca chiusa per colonie avviate. Salva spazio, problemi e migliora la trasportabilità
sono stato scomunicato da TheGrammarNazi: http://www.formicarium.it/forum/viewtopic.php?f=51&t=4639&start=15#p58033
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feyd - Messaggi: 5748
- Iscritto il: 7 lug '11
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Re: Lasius fuliginosus: la costruzione di una colonia
grazie Gianni per il finale!
"L'ultimo passo della ragione, è il riconoscere che ci sono un'infinità di cose che la sorpassano."
Blaise Pascal
Blaise Pascal
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PomAnt - Messaggi: 2786
- Iscritto il: 12 mar '11
- Località: Trentino
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