In questi giorni ho messo in atto quello che doveva essere la fatica della stagione.
Dopo aver progettato e costruito un nuovo nido di gasbeton, con una cinquantina di stanze, ho cominciato a traslocare la colonia.
Il metodo anche questa volta è stato quello dei nidi collegati con quello nuovo oscurato e riscaldato, mentre il vecchio, messo a dimora in un recipiente, è stato giorno dopo giorno allagato fino a far alzare il livello delle acque nelle gallerie oltre il limite della vivibilità.
- Con metodi artigianali (sig!) ho bloccato il tappetino riscaldante e collegato i due nidi...
Le formiche hanno iniziato a trasportare la covata già nelle prime ore del primo giorno; le condizioni erano troppo favorevoli per non farlo. Peccato che nella popolazione che supera ormai le 2500-3000 operaie, era quasi impossibile vedere se e quando la regina si fosse trasferita.
Ci sono stati momenti di grande indecisione, in cui schiere di operaie trasportavano i bozzoli preziosi in entrambe le direzioni... che si mettessero d'accordo!!!
Ciò è avvenuto il terzo giorno di collegamento.
Grandi quantità di bozzoli ormai erano stipati nelle gallerie più calde e umide...
Se le Formica sono rapide a reclutare, reagire, spostare la covata e metterla al sicuro, non lo sono altrettanto nel cambiare radicalmente residenza. Ne ho avuto prova già più di un anno fa, quando per operare il trasloco, avevo alla fine dovuto aprire il nido vecchio e spostare con la forza tutte quelle più recalcitranti.
Così, contro la nostra logica, la loro incredibile capacità di resistere all'annegamento, è anche il loro tallone d'Achille in questo frangente: ho scoperto che molte si lasciavano intrappolare nelle gallerie, piuttosto che abbandonarle; eppure il livello dell'acqua è stato fatto salire in maniera così graduale, che persino un lombrico zoppo avrebbe avuto tutto il tempo di mettersi in salvo.
Io penso che la loro resistenza all'acqua ha fatto sì che loro contassero sul fatto che dopo magari mezz'ora, l'acqua si sarebbe ritirata, lasciandole come al solito a riprendersi, invece così non è stato, e parecchie si sono ritrovate a galleggiare morte in stanze dalle quali non hanno voluto assolutamente uscire!
Il mio timore era che la regina si fosse rifugiata in profondità con queste suicide, ma quando l'ho vista la sera del terzo giorno di allagamento, muoversi rapida poco fuori dal tubo di collegamento, ho tirato un sospiro di sollievo: ora potevo staccare le comunicazioni. Il tesoro era in salvo, insieme a una covata spaventosa.
Fate conto che nel nido allagato, c'erano ancora alcune decine di bozzoli e una grande quantità di larve (queste probabilmente sono favorevoli all'umidità e vengono spostate fra le ultime), nonché almeno un migliaio di operaie che non volevano saperne di spostarsi.
Ma ora si può mettere in atto la parte finale del trasloco, senza rischiare di danneggiare l'essenza della colonia vera e propria. La prossima mossa sarà di mettere il nido in un catino pieno d'acqua e aprire il vetro.
Non vi nascondo che questa fase è la meno delicata eppure la più difficile: si tratta di decidere se questa parte della colonia debba sopravvivere oppure essere sacrificata! La foto che ritrae il nido aperto nel catino non rende la quantità di operaie che ne usciranno quando avrò azionato la doccia ad alta pressione. Il sistema del colino mi permetterà, una volta rimosse e semiaffogate le più numerose, di ripescare grumi di covata e operaie narcotizzati. Credo di aver "perso” nell'operazione almeno un migliaio di operaie e una incalcolabile quantità di larve e bozzoli.
Quello che si vede sopra il nido è una grossa pietra, perché, sappiatelo, il gasbeton... galleggia!
Il fatto è che questo è il risultato dell'operazione, senza dare uno sguardo a quello che ancora si aggira per l'arena... Bisogna scegliere, pensare che gran parte di queste formiche avrebbero potuto essere perdute in scaramucce con nidi vicini, nelle cacce, calpestate o predate da molti nemici non aiuta più di tanto: dispiace sempre dover sacrificare una parte di tale popolo, ma dopo alcune ore di "ripescaggio” e con formiche che vi girano per tutta la casa, anche i più sani propositi di "salvare il salvabile” vanno a farsi benedire!
Quel che conta è che la colonia è ancora in buona salute, trasferita in un nuovo nido, con una migliore visibilità e con stanze ancora libere per ospitare almeno un altro migliaio o due di ospiti. Poco direte voi, ma quello che mi importa di più è l'equilibrio generale della colonia. Certo, per chi conta le proprie operaie sulle dita di una mano, perderne una è già un dramma, ma qui parliamo di 2, forse 3000 operaie e più, e senza selezione naturale, ogni organismo sociale rischia di trasformarsi in un piccolo mostro senza controllo. Trovo che selezionare, di tanto in tanto, una colonia così popolosa, non faccia altro che dare nuovo stimolo alla stessa per crescere con operaie più forti e numerose... fino al prossimo trasloco!
Una panoramica del nuovo assetto del nido, con le operaie che ormai si stanno tranquillizzando, dopo giorni intensi:
Spaziando in giro per le gallerie, la popolazione sta cercando di dare un nuovo ordine e di memorizzare stanze e corridoi. Il nido sarà umidificato con il solito sistema della vaschetta; le dimensioni del blocco sono 30 x 27, con uno spessore di 8 cm, che fanno la struttura abbastanza stabile, anche con l'arena sopra.
Le gallerie non sono profonde come quelle del nido precedente, per non sacrificare visibilità, quindi non superano i 2 cm e mezzo per quelle più grandi e fonde.