Autogestione di una colonia di C. scutellaris

.
Sottotilolo: Si può?
Ovviamente ci si riferisce al temine autogestione, nei limiti imposti da una vita in cattività e da un adattamento degli spazi, comunque condizionata dalle dimensioni e morfologia del formicaio stesso. Chissà come le piccole Crematogaster scutellaris (e più in generale le formiche in allevamento) percepiscono questo spazio artificiale ... ammesso che lo percepiscano "artificiale" in termini "umanoidi". Vediamo spesso che le formiche in libertà non hanno coscienza del confine tra natura e spazio artificiale creato dall’uomo. Si intrufolano nei posti più inaspettati e cercano in tutti i modi di generare vita … semplicemente, nella complessità dei processi che portano alla vita.
Ma questa è un’altra storia e non vorrei prendere la tangente. Qui si vuole parlare di un altro esperimento di “formicaio a lastre affiancate scavabile per arboricole” (cfr. Formicaio verticale scavabile per arboricole di tulindo). È un po’ una fissa dei mirmecofili quella di capire come le formiche possano gestire lo spazio in autonomia. Vediamo dei filmati in time-lapse dove le formiche scavano gallerie all’impazzata, forse non considerando del tutto che, per creare le condizioni adatte all’osservazione, gli rubiamo un grado di libertà, limitandole a due dimensioni come in Flatlandia, il paese fantastico di Edwin A. Abbott.
Ho letto qui discussioni su come realizzare un formicaio che, senza la vista ai raggi-X di Superman, ci consentisse di guardare uno spaccato (in questo caso una fetta) di vita delle piccole formiche e forte dei suggerimenti e consapevole delle limitazioni ho deciso di procedere comunque per l’ardua via delle - lastre affiancate -.
Tutto ebbe inizio il primo maggio scorso quando adotto dal nostro feyd una giovane colonia di Crematogaster Scutellaris. Sono circa 150 (?) formiche più una notevole quantità (altre 150?) tra uova larve e pupe.
Sono ospitate in un formicaio di accrescimento che si presenta così:
Due provette innestate nell’arena costituita da una vaschetta in plastica per alimenti.
Per il nuovo formicaio, come detto, ho preso in considerazione discussioni, idee e ragionamenti già letti sul forum e ho dimensionato il tutto cercando un equilibrio tra le variabili in gioco.
Shackerando il tutto è venuto fuori qualcosa del genere:
Ho predisposto una camera centrale e dei percorsi da questa verso i vertici, in prossimità delle aperture per il collegamento all’esterno. Vediamo qualche ulteriore dettaglio:
È un quadrato di circa 20cm di lato e 1cm di spessore. Il tutto è incorniciato da un profilato di alluminio ad U. Gli strati sono composti esternamente da due lastre di Plexiglass da 2mm ed internamente due lastre di sughero da 2mm.
Per l’arena ho usato un contenitore KRUS di Ikea. Lo so, tutti almeno una volta nella vita devono ricorrere al Santuario di (come dicono gli americani del nord) Aichia.
Mettendo tutto insieme, come qualcuno affettuosamente ha detto per prendermi in giro, è venuta fuori la USS Enterprise (quella di “Kirk a Enterprise … rispondete!” – tanto per intenderci).
Qui due viste panoramiche:
Poi, il 15 giugno, dopo ulteriori verifiche ed ottimizzazioni, arriva il momento dell’innesto.
Ho trafitto l’arena “vecchia” con gli appositi tubi che fuoriescono dalla nuova e ho aspettato il verdetto della colonia.
All’inizio, con circospezione, giravano intorno a quei due tubicini limitandosi ad “annusare” il bordo del nuovo mondo. Dopo circa mezzora la più impavida e coraggiosa si è infilata dentro per girare all’impazzata dappertutto. Poverina avrà sofferto di agorafobia per circa un’ora. Poi timidamente un’altra e poi un’altra in una progressione esponenziale, tipica di una crescita di microrganismi in un brodo di coltura, si sono lanciate in una frenetica escursione nei nuovi spazi, dimostrando di poter conquistare facilmente il territorio. In serata, dopo aver tracciato i “sentieri feromonici”, contro ogni mia più rosea previsione, hanno già portato la prima pupa nella camera centrale.
Il mattino seguente una ventina tra larve e pupe, oltre ad un gruzzoletto di uova, popolavano la nuova camera. Per tutta la giornata ed il giorno seguente un fitto viavai ha fatto quasi raggiungere la saturazione di tutto lo spazio disponibile.
Ad oggi, si è registrata una decrescita di nidiata nella camera e gli spazi liberati dalle larve e pupe sono stati occupati dalle riserve alimentari di prossimità. C’è un continuo viavai di aggiustamento e presumo che il tutto sia per gestire soprattutto la temperatura.
Altra nota è che le provette sono comunque rimaste abitate da un presidio con poca nidiata e tanta riserva alimentare. La regina è sempre al suo posto, nella provetta di plastica, e produce continuamente uova.
Come giustamente suggerisce feyd:
E quindi? - qualcuno si starà chiedendo - Scavano?
Al momento no. Mordicchiano il sughero a destra e a manca, tanto per creare asperità dove i tagli sono netti, ma nulla di più. Probabilmente proprio perché lo spazio al momento c’è e non sentono il bisogno di affilare le mandibole per scavi più impegnativi. Ma anche in natura credo che cerchino di colonizzare prima le fessure e le cavità esistenti scavando, ove necessario, dei cunicoli di collegamento fra gli ambienti.
C’è da aspettare con pazienza per capire le intenzioni di questi simpatici esserini.
Il diario continuerà per gli aggiornamenti e comunque, per chi volesse ulteriori ragguagli sul nido può fare domande di approfondimento … per il momento mi fermo qui, senza tediarvi oltre .
Ciao, alla prossima.

Sottotilolo: Si può?
Ovviamente ci si riferisce al temine autogestione, nei limiti imposti da una vita in cattività e da un adattamento degli spazi, comunque condizionata dalle dimensioni e morfologia del formicaio stesso. Chissà come le piccole Crematogaster scutellaris (e più in generale le formiche in allevamento) percepiscono questo spazio artificiale ... ammesso che lo percepiscano "artificiale" in termini "umanoidi". Vediamo spesso che le formiche in libertà non hanno coscienza del confine tra natura e spazio artificiale creato dall’uomo. Si intrufolano nei posti più inaspettati e cercano in tutti i modi di generare vita … semplicemente, nella complessità dei processi che portano alla vita.

Ma questa è un’altra storia e non vorrei prendere la tangente. Qui si vuole parlare di un altro esperimento di “formicaio a lastre affiancate scavabile per arboricole” (cfr. Formicaio verticale scavabile per arboricole di tulindo). È un po’ una fissa dei mirmecofili quella di capire come le formiche possano gestire lo spazio in autonomia. Vediamo dei filmati in time-lapse dove le formiche scavano gallerie all’impazzata, forse non considerando del tutto che, per creare le condizioni adatte all’osservazione, gli rubiamo un grado di libertà, limitandole a due dimensioni come in Flatlandia, il paese fantastico di Edwin A. Abbott.
Ho letto qui discussioni su come realizzare un formicaio che, senza la vista ai raggi-X di Superman, ci consentisse di guardare uno spaccato (in questo caso una fetta) di vita delle piccole formiche e forte dei suggerimenti e consapevole delle limitazioni ho deciso di procedere comunque per l’ardua via delle - lastre affiancate -.
Tutto ebbe inizio il primo maggio scorso quando adotto dal nostro feyd una giovane colonia di Crematogaster Scutellaris. Sono circa 150 (?) formiche più una notevole quantità (altre 150?) tra uova larve e pupe.
Sono ospitate in un formicaio di accrescimento che si presenta così:
Spoiler: mostra
Due provette innestate nell’arena costituita da una vaschetta in plastica per alimenti.
Per il nuovo formicaio, come detto, ho preso in considerazione discussioni, idee e ragionamenti già letti sul forum e ho dimensionato il tutto cercando un equilibrio tra le variabili in gioco.
Shackerando il tutto è venuto fuori qualcosa del genere:
Spoiler: mostra
Ho predisposto una camera centrale e dei percorsi da questa verso i vertici, in prossimità delle aperture per il collegamento all’esterno. Vediamo qualche ulteriore dettaglio:
Spoiler: mostra
È un quadrato di circa 20cm di lato e 1cm di spessore. Il tutto è incorniciato da un profilato di alluminio ad U. Gli strati sono composti esternamente da due lastre di Plexiglass da 2mm ed internamente due lastre di sughero da 2mm.
Per l’arena ho usato un contenitore KRUS di Ikea. Lo so, tutti almeno una volta nella vita devono ricorrere al Santuario di (come dicono gli americani del nord) Aichia.

Spoiler: mostra
Mettendo tutto insieme, come qualcuno affettuosamente ha detto per prendermi in giro, è venuta fuori la USS Enterprise (quella di “Kirk a Enterprise … rispondete!” – tanto per intenderci).

Spoiler: mostra
Qui due viste panoramiche:
Spoiler: mostra
Poi, il 15 giugno, dopo ulteriori verifiche ed ottimizzazioni, arriva il momento dell’innesto.
Spoiler: mostra
Ho trafitto l’arena “vecchia” con gli appositi tubi che fuoriescono dalla nuova e ho aspettato il verdetto della colonia.
All’inizio, con circospezione, giravano intorno a quei due tubicini limitandosi ad “annusare” il bordo del nuovo mondo. Dopo circa mezzora la più impavida e coraggiosa si è infilata dentro per girare all’impazzata dappertutto. Poverina avrà sofferto di agorafobia per circa un’ora. Poi timidamente un’altra e poi un’altra in una progressione esponenziale, tipica di una crescita di microrganismi in un brodo di coltura, si sono lanciate in una frenetica escursione nei nuovi spazi, dimostrando di poter conquistare facilmente il territorio. In serata, dopo aver tracciato i “sentieri feromonici”, contro ogni mia più rosea previsione, hanno già portato la prima pupa nella camera centrale.
Il mattino seguente una ventina tra larve e pupe, oltre ad un gruzzoletto di uova, popolavano la nuova camera. Per tutta la giornata ed il giorno seguente un fitto viavai ha fatto quasi raggiungere la saturazione di tutto lo spazio disponibile.
Spoiler: mostra
Ad oggi, si è registrata una decrescita di nidiata nella camera e gli spazi liberati dalle larve e pupe sono stati occupati dalle riserve alimentari di prossimità. C’è un continuo viavai di aggiustamento e presumo che il tutto sia per gestire soprattutto la temperatura.
Altra nota è che le provette sono comunque rimaste abitate da un presidio con poca nidiata e tanta riserva alimentare. La regina è sempre al suo posto, nella provetta di plastica, e produce continuamente uova.
Come giustamente suggerisce feyd:
feyd ha scritto:La loro tendenza non è migrare ma a occupare tutto il possibile, creando più dependance (…)
E quindi? - qualcuno si starà chiedendo - Scavano?
Al momento no. Mordicchiano il sughero a destra e a manca, tanto per creare asperità dove i tagli sono netti, ma nulla di più. Probabilmente proprio perché lo spazio al momento c’è e non sentono il bisogno di affilare le mandibole per scavi più impegnativi. Ma anche in natura credo che cerchino di colonizzare prima le fessure e le cavità esistenti scavando, ove necessario, dei cunicoli di collegamento fra gli ambienti.
C’è da aspettare con pazienza per capire le intenzioni di questi simpatici esserini.
Il diario continuerà per gli aggiornamenti e comunque, per chi volesse ulteriori ragguagli sul nido può fare domande di approfondimento … per il momento mi fermo qui, senza tediarvi oltre .
Ciao, alla prossima.
