(foto: soldato di Pheidole pallidula in mezzo alle operaie.)

Specie: Pheidole pallidula

Tassonomia: Sottofamiglia: Myrmicinae - Tribù: Pheidolini - Genere: Pheidole

Areale di distribuzione: di origine africana, si è adattata in tutto il bacino Mediterraneo; preferisce zone asciutte e assolate, non si spinge sulle montagne. È una delle poche formiche italiane con una vera casta diversificata nettamente di soldati/operaie (l’altra è Colobopsis truncatus), senza taglie intermedie. La varietà Pheidole teneriffana è presente in Sicilia, mentre sono state segnalate nella stessa regione nidi di Pheidole megacephala (ancora da confermare).

Taglia delle regine: 6-8,5 mm

Taglia dei maschi: 3,7-5 mm

Taglia delle operaie: 1,6-2,6 mm

Taglia dei soldati: 3,4-4,9 mm

Colore della regina: Marrone scuro, marrone rossiccio

Colore delle operaie: molto variabile, da giallo a marrone scuro, a seconda della zona di appartenenza; possono avere anche tonalità rosso cupo. Le operaie sono di solito più chiare dei soldati.

Periodo di sciamatura: Da giugno ad agosto

Organizzazione: monoginica, benché sia possibile in colonie estese mature la presenza di regine annesse o reintegrate dopo il volo nuziale a formare colonie poliginiche. Il comportamento tipico di questa formica prevede il reclutamento di soldati a protezione di un bottino, mentre le operaie lo sminuzzano e lo trasportano al nido.

Nidi naturali: scavati nel suolo, sotto le pietre, nelle fessure dei muri, anche nelle case.

Nidi artificiali consigliati: gesso, materiali sintetici come lastre di plexiglas; gasbeton poco adatto a causa delle ridotte dimensioni delle operaie e della covata, che può cadere nelle porosità del materiale. Nidi a lastre affiancate sconsigliati sempre per le dimensioni ridotte che permetterebbero alle formiche di occultarsi nel terreno. Particolare attenzione alla possibilità di fuga dai raccordi delle operaie; per lo stesso motivo è meglio non eccedere nell'usare sabbia argillosa o terriccio comune per i terrari nell’arena
. Attenzione: queste formiche tendono ad accumulare rifiuti di scarto all'entrata del nido; lo stesso fanno con i detriti che possono raccogliere in arena. La tendenza è a creare una sorta barricata che delimita l'entrata stessa. Il nido deve essere tendenzialmente asciutto, ma con un’area localizzata sempre umida, risolvendo i problemi di approvvigionamento con una provetta d'acqua fissata in arena.

Le colonie hanno una crescita esponenziale rapida, dovuta al metabolismo accelerato della specie. Prevedere nidi espandibili o grandi in proporzione alla specie nella fase avanzata, o la possibilità di farle trasferirle autonomamente; ideale il sistema di rendere inospitale il vecchio nido scaldando il nuovo.

Il metodo antifuga deve prevedere impasti relativamente poco liquidi, che non colino in caso di temperature elevate. Molti lamentano la perdita di operaie che rimangono invischiate da queste colate o uccise dall'antifuga mentre tentano di superarlo. Il miglior sistema antifuga per formiche del genere è sempre posto su finestre a tetto, consiglaibile PASTA di vaselina (quella bianca) ben mescolata in parti uguali con oli minerali tipo lubrificanti per parti meccaniche e spalmata in strato leggero per almeno 1-2 cm sotto la finestra dell'arena. Funziona anche il talco mescolato ad alcool, ma va rinnovato frequentemente in relazione all'umidità della casa.

Attenzione: sono in grado di scavare anche il gesso se ammorbidito dall’eccessiva umidità, quindi tener conto delle loro piccole dimensioni. Prevedere un buono spessore fra il perimetro abitato e l’area coperta da vetrata. Raccordi all'arena protetti e ben fissati. Usare misture gesso-cemento o gesso non eccessivamente diluito in fase di colata.

Temperatura ottimale: 20/28 °C

Umidità ottimale: 30-60%

Alimentazione naturale onnivora: melata, piccoli semi, insetti morti.

Alimentazione artificiale: onnivora, comeTetramorium, ma più ghiotta di miele diluito somministrato preferibilmente su sostanze assorbenti come cotone o frutta (altrimenti le minuscole operaie potrebbero annegare o rimanere invischiate) e insetti di tutti i tipi, saltuariamente semi. Sperimentare anche avanzi da cucina (ossicini di pollo, uovo sodo, tonno, salse, briciole di biscotti…).

Periodo d’ibernazione: Non indispensabile, è buona norma far riposare la colonia nei due mesi centrali invernali

Temperatura di ibernazione: meglio non scendere sotto i 10°C

Sviluppo: La fondazione è claustrale solitaria (senza alimentazione).

da uovo a operaia circa 30 giorni a 25/28 gradi

da uovo a larva: circa 5 giorni

da larva a pupa: circa 14 giorni

da pupa a operaia: circa 12 giorni.

è possibile che la crescita di soldati sia qualche giorno più lunga; da qualche parte è stato scritto che sia un necessario in proposito un aumento della temperatura media del nido, ma è ancora da provare

Periodo attivo: da marzo ad ottobre

Difficoltà: inizio dalla fondazione abbastanza rapido; le temperature sono importanti e maggiore sarà il calore più rapido sarà lo sviluppo della covata; dopo che la colonia supera la fase iniziale (attenzione alle fughe delle prime operaie) cresce in maniera esponenziale e diventa molto numerosa e intraprendente.



foto:
regina di Pheidole pallidula


foto:
variabilità cromatica di Pheidole pallidula: colonia marrone scuro

(fotografie di L.L.)

Ultimo aggiornamento (Giovedì 22 Dicembre 2016 22:58)