Dopo circa un anno di sperimentazione di nidi artificiali, dei vari materiali da usare per costruirli, dei pro e contro di ogni materiale e delle diverse condizioni ambientali che si riscontrano in cattività rispetto alla vita in natura, ho voluto realizzare un nido innovativo che rappresentasse un connubio tra estetica (l’occhio vuole la sua parte), funzionalità e naturalità.

La cosa non è stata facile, poiché gli aspetti da tenere in considerazione sono molteplici, come la temperatura maggiore in un nido artificiale rispetto al suolo, la diversa tipologia di fornitura di acqua, la maggiore scavabilità di certi materiali, ecc…

Questo nido che vi propongo è sicuramente molto più elaborato e difficile nella sua realizzazione…ma è anche quello che, sui dati teorici, risulta essere il più adatto per l’allevamento di quasi tutte le specie di formiche (eccetto quelle prettamente arboricole).

Prima di descrivere le fasi di realizzazione del formicaio ibrido, bisogna fare un’introduzione generale.

Partiamo dal principio e, cioè, dall’analisi dei maggiori pro e contro di ogni materiale solitamente impiegato per la realizzazione di formicai artificiali.

I materiali più in voga sono: gesso, cemento e gasbeton.

Gesso:

Pro: ottima umidificazione e facilità di lavorazione che permette di giocare su forme e contenitori così da avere un nido “su misura”.

Contro: facilmente scavabile (soprattutto se bagnato) e facilmente attaccabile da patogeni (muffe, funghi e batteri).


Cemento:

Pro: maggiore resistenza allo scavo e all’attacco di patogeni e possibilità di modellarlo al contenitore che si vuole usare.

Contro: maggiore peso, pessima umidificazione, produzione di polvere bianca in seguito a migrazione di sali dall’interno all’esterno (quando si bagna il materiale) e formazione di crepare se umidificato eccessivamente.


Gesso + cemento:

Pro: maggiore resistenza allo scavo rispetto al solo uso di gesso, capacità di umidificazione maggiore rispetto al solo uso di cemento e maggiore resistenza a patogeni rispetto al solo gesso.

Contro: formazione di patina bianca in conseguenza della migrazione di sali, maggiore peso rispetto al solo gesso e rischio di crepatura quando si bagna il composto.


Gasbeton:

Pro: ottima umidificazione, facilità di scavo dei cunicoli, buona resistenza all’attacco di patogeni e leggerezza.

Contro: facilità di scavo, estetica artificiale tanto nei colori quanto nella forma (vengono venduti mattoni quasi bianchi che difficilmente si riesce a tagliare in modo preciso così da farli incastrare bene in contenitori chiusi e il colore chiaro fa vedere male uova e larve).


Le differenze tra natura e cattività sono enormi. Anzitutto pensiamo agli equilibri che si creano nella terra tra proliferazione di funghi, batteri, muffe e acidità della terra, organismi pascolatori ecc. Questo equilibrio è difficilmente riproducibile in cattività, se non con l’impiego di organismi pascolatori facilmente allevabili (come copepodi) e l’utilizzo di sostanze acide nella realizzazione e umidificazione dei formicai (ma l’effetto sulle formiche è ancora da accertare).

Inoltre temperatura ed umidità sono molto differenti.

In natura, quando fa molto caldo e la terra diventa secca, le formiche si spostano in profondità scavando tunnel in perpendicolare così da trovare terra umida e temperature più basse. In cattività questo solitamente non accade e la temperatura resta solitamente uguale a quella esterna in tutto il nido. Tali temperature portano ad una maggiore secchezza del nido artificiale che, spesso, sfocia in morie generali in conseguenza di una forte disidratazione delle formiche stesse.

Detto questo partiamo con la descrizione del nido “ibrido”. Lo definisco ibrido poiché è il frutto dell’unione dei 3 materiali principali (gesso, cemento e gasbeton)…cercando di sfruttare al meglio i pro di ognuno e isolare e limitare il più possibile i vari contro.

Il principio che ho seguito è stato quello di sfruttare la plasticità e la robustezza del composto gesso/cemento per creare un blocco formicaio e sfruttanre la capacità di umidificazione del gasbeton.

Come prima cosa ho realizzato il contenitore nel quale fare successivamente la colata del composto gesso/cemento. Ho quindi costruito una scatola in legno con le pareti apribili…così da non avere problemi nell’estrazione del blocco di gesso/cemento.

Nel valutare la dimensione ho tenuto la cassa di legno più grande di 0,5 cm rispetto al vetro di copertura del formicaio, così che quest’ultimo si incastrasse in una scalanatura creatasi in fase di gettata.

Per non rischiare di rovinare il vetro del formicaio, ho tagliato un pezzo di plexiglas delle precise dimensioni del vetro del formicaio. Come vetro, per maggiore facilità di reperimento ed economicità, ho usato un vetro “cornice a vista” di 25x35 cm venduto in qualunque supermercato (ci sono di molte misure). E’ un vetro sottile, quindi bisogna stare attenti.

A questo punto ho preparato la pasta al sale con cui ho realizzato camere e cumicoli di collegamento sopra alla lastra di plaxiglas. La ricetta che io uso è:

-Sale: 1 parte;

- Farina: 1 parte;

- Acqua: ½ parte;

In caso il composto venga troppo umido, si può aggiungere un po’ di farina. Successivamente ho posto il plexiglass all’’interno della cassa e chiuso i lati.

A questo punto ho realizzato dei parallelepipedi di gasbeton.

Successivamente ho verniciato tutti i lati eccetto uno dei lati lunghi. Questo serve a creare un’ impermeabilizzazione del gasbeton così da non cedere acqua al blocco di gesso/cemento.

Quindi ho creato un buco in uno dei lati più piccoli.

Per assecondare l’istinto naturale delle formiche di cercare l’umido in profondità, ho posto i parallelepipedi come base nell’ultima (o nelle ultime) stanze del formicaio. In questa maniera, per evaporazione, si creeranno anche gradienti di umidificazione diversa dell’aria lungo le stanze superiori. Nei fori realizzati ho inserito dei tubi di gomma da aeratore (li si trova nei negozi di acquari) ed ho fatto uscire il tubo principale da un foro realizzato nella cassa di legno.

A questo punto ho preparato il composto cemento/gesso (solitamente faccio 1 parte di gesso e 1 parte di cemento), colorando l’acqua della gettata con ossidi colorati (si trovano nei colorifici).

Una volta solidificato il blocco, i tubi di collegamento dei parallelepipedi di gasbeton restano all’interno del blocco (quindi invisibili), mentre i parallelepipedi stessi risultano completamente inseriti nel blocco e vanno a costituire la pavimentazione delle ultime stanze del formicaio. Per rendere questa pavimentazione più naturale, con un coltellino la si lavora…così da fargli perdere l’aspetto dritto e preciso che ha naturalmente la lastra di gasbeton.

Una volta ottenuta la placca formicaio e aver tolto la pasta al sale, ho verniciato le parti del formicaio non a contatto con le formiche. Questo per un fattore estetico e di maggiore protezione della placca dall’umidità ambientale. Come piede del formicaio ho usato un’ascia di legno scuro su cui ho fissato il formicaio mediante delle viti. Ho quindi posto l’arena sopra il formicaio attaccando anche questa con delle viti. L’arena è costituita semplicemente da una scatola di plastica trasparente.

Il tubo di umidificazione è stato fissato ad un serbatoio esterno collocato sul lato del formicaio (o dietro).

(in questo caso ho usato un tubo di maggiori dimensioni)

Per creare un effetto il più naturale possibile, ho rivestito la parte interna delle stanze con un sottilissimo strato di argilla (pura argilla modenese…praticamente la terra, da noi, è così) lasciata successivamente solidificare al sole (diventa dura come roccia). Successivamente ho inserito dei frammenti di muschio essiccato che tende a creare un effetto naturale molto bello e, anche se bagnato, non forma facilmente muffe.

Il vetro si incastra perfettamente nella placca. Per maggiore sicurezza ed evitare antiestetiche cerniere di metallo, ho fissato il vetro con pezzetti di un potente nastro adesivo successivamente verniciato del colore della placca…così da renderlo quasi invisibile.

Il principio di questo formicaio è quello di un blocco di gesso/cemento (facilmente lavorabile come uno vuole) protetto dall’umidificazione. Quest’ultima, infatti, sfrutta la capacità del gasbeton di umidificarsi. Le formiche avranno le stanze inferiori con un pavimento molto bagnato (e dal quale potranno bere e su cui potranno appoggiare uova e larve che richiedono maggiore umidità) e stanze superiori più secche in cui stazioneranno la maggior parte delle operaie, terranno il cibo e le pupe (che vogliono meno umidità). Il blocco, non bagnandosi direttamente, si conserva integro e più duro allo scavo. Se anche qualche specie riuscisse a bucare il gasbeton, comunque resterebbe all’interno del formicaio stesso…e la quantità di materiale scavabile è minima (semplicemente qualche cm dei parallelepipedi).


Ultimo aggiornamento (Sabato 16 Agosto 2014 14:41)